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Nessuna fuga di notizie, assolto comandante carabinieri Agrigento

La vicensa risale al giugno del 2021: l'allora procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, adesso a capo dei pm di Roma, comunica - "lecitamente", come sottolineava l'atto di accusa dei pm agrigentini - a Stingo che il Ros di Palermo aveva in corso un'attività di indagine che coinvolgeva alcuni suoi uomini e, in particolare, alcuni carabinieri della Compagnia di Licata

Assoluzione perchè il fatto non sussiste: secondo il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, il comandante provinciale dei carabinieri Vittorio Stingo e due ufficiali – Augusto Petrocchi e Carmelo Caccetta – non hanno rivelato alcuna notizia riservata sull’imminente arresto di un maresciallo all’epoca dei fatti, in servizio alla Compagnia di Licata, coivolto in un giro di tangenti. La vicensa risale al giugno del 2021: l’allora procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, adesso a capo dei pm di Roma, comunica – “lecitamente”, come sottolineava l’atto di accusa dei pm agrigentini – a Stingo che il Ros di Palermo aveva in corso un’attività di indagine che coinvolgeva alcuni suoi uomini e, in particolare, alcuni carabinieri della Compagnia di Licata. Da settembre dello stesso anno e fino al giugno successivo, sempre in maniera legittima, secondo la ricostruzione della procura di Agrigento, un alto ufficiale dell’Anticrimine aggiorna Stingo, evidentemente per ragioni istituzionali, degli sviluppi della vicenda comunicandogli che il militare indagato era il luogotenente Gianfranco Antonuccio, in servizio alla Compagnia di Licata, che da lì a breve fu arrestato con l’accusa di avere chiesto tangenti in cambio di favori e coperture.

L’ufficiale lo informò degli sviluppi dell’indagine e della possibilità di una misura cautelare. Stingo “violando i doveri inerenti le funzioni – era l’atto di accusa dei pm – rivela le circostanze al sottoposto capitano Petrocchi, a capo della Compagnia di Licata, al fine di avviare una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale di Antonuccio”. Secondo la tesi, bocciata nel processo, del procuratore facente funzioni Salvatore Vella e del pm Maria Barbara Grazia Cifalinò, sarebbe partita una fuga di notizie “a cascata” con la finalità personalistica di fare trasferire Antonuccio evitando l’onta di averlo alle dipendenze del Comando al momento dell’arresto. Caccetta, anch’egli in servizio alla Compagnia di Licata, al contrario di Stingo e Petrocchi, secondo l’accusa che non ha retto al vaglio del processo, ne avrebbe parlato a un collega solo per metterlo in guardia ed evitargli guai. L’ufficiale viene intercettato “di rimbalzo”, il 15 giugno del 2022, nell’ambito dell’indagine a carico dello stesso Antonuccio. Un anno e 6 mesi era la richiesta di condanna della procura per Stingo, accusato pure di calunnia ai danni del collega Antonello Parasaliti, il comandante del Ros di Palermo che ha catturato Matteo Messina Denaro; 8 mesi per Petrocchi e 2 mesi e 20 giorni per Caccetta. Le pene proposte erano ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato. Accuse che sia gli indagati che i loro difensori (gli avvocati Salvatore Pennica, Daniela Posante e Santo Lucia) hanno sempre respinto con forza. “L’Arma – si legge in una nota del comando provinciale – continuerà ad affrontare a testa alta il crimine, avendo dimostrato nei secoli di essere in grado di sapersi autoregolare e disciplinarsi”.

 


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