Il tribunale amministrativo regionale della Sicilia ha annullato l’esito di un concorso all’Università di Palermo, ordinando che la prova orale di una candidata venga fatta ripetere da una nuova commissione: secondo i giudici non erano stati infatti predeterminati i criteri di valutazione della prova.
Il ricorso era stato proposto da una candidata bocciata all’orale, che, attraverso gli avvocati Massimo Petrucci e Adele Saito, aveva contestato il modo di procedere da parte della commissione. La prova selettiva si svolgeva attraverso la valutazione dei titoli e un colloquio: grazie a questo concorso l’Università palermitana doveva affidare due incarichi in attività di supporto alle attività didattiche e di ricerca relative al tirocinio.
Risultata molto avanti nei titoli (27 punti, contro i 15 e i 12 delle concorrenti che la seguivano), la ricorrente aveva avuto un punteggio molto basso al colloquio, venendo così dichiarata non idonea. Il collegio palermitano, presieduto da Federica Cabrini, a latere Giuseppe La Greca e il relatore Fabrizio Giallombardo, ha ritenuto il comportamento dell’ateneo viziato da illegittimità, dato che mancava una griglia di valutazione del colloquio per “ben motivare in ordine all’attribuzione del punteggio. L’attribuzione di un punteggio massimo così elevato – continua la sentenza – di fatto svincolato da ogni griglia”, si unisce alla “assenza di qualsivoglia motivazione in ordine all’attribuzione di un punteggio nell’ambito dell’amplissima forbice valutativa“.
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