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Complotto per celare un figlio nato fuori matrimonio: tutti assolti

Il collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Luisa Anna Cattina e Riccardo Trombetta, ha cancellato la condanna a tre anni e 6 mesi, inflitta a Basile, dichiarando prescritta la contestazione di calunnia e assolvendolo dalle ipotesi di tentata violenza privata e di atti persecutori, lo stalking

La prima sezione della Corte d’appello di Palermo ha in parte assolto e in parte dichiarato prescritte le accuse mosse a Rosario Basile, ex patron della società Ksm, che si occupa di vigilanza e sicurezza. Stessa decisione anche per altri due imputati che, come Basile, erano stati condannati in primo grado con l’accusa di avere partecipato a una sorta di complotto per nascondere il figlio segreto dello stesso Basile, un bambino nato fuori dal matrimonio, dalla relazione fra l’imprenditore e una sua ex dipendente.

Il collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Luisa Anna Cattina e Riccardo Trombetta, ha cancellato la condanna a tre anni e 6 mesi, inflitta a Basile, dichiarando prescritta la contestazione di calunnia e assolvendolo dalle ipotesi di tentata violenza privata e di atti persecutori, lo stalking. Stessa decisione per  Francesco Paolo Di Paola, ex dirigente Ksm e per Veronica Lavore, collaboratrice dell’imprenditore, che avevano avuto rispettivamente tre e due anni. Confermata l’assoluzione del quinto imputato, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cassarà, nei cui confronti c’era stato appello della Procura contro la sentenza che – il 24 gennaio 2022 – lo aveva scagionato; Cassarà aveva fatto appello contro un’accusa dichiarata prescritta e oggi è stato assolto nel merito.

Sono state accolte così le tesi degli avvocati Francesca Russo, Giovanni Di Benedetto, Gianfranco Viola, Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro. Secondo l’accusa, Basile, nel 2013, dopo la relazione con la dipendente e la nascita del figlio – inizialmente non riconosciuto, cosa poi avvenuta – avrebbe prima cercato di farla abortire e poi fatto carte false per cercare di screditarla. La donna, tra l’altro, in passato aveva avuto una breve relazione con Giuseppe Salvatore Riina, il figlio di Totò, di recente tornato alla ribalta delle cronache per il suo ritorno – non gradito dal sindaco e dal Consiglio comunale – a Corleone. Di Paola e Lavore erano stati accusati di avere fabbricato prove false contro di lei. Contestazioni ora cancellate dalla prescrizione.


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