fbpx

In tendenza

Incontri nel retrobottega di un bar, in carcere pregiudicato

Era sottoposto alla custodia cautelare degli arresti domiciliari per sottoporsi ad alcune cure mediche, con il divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi

Arrestato e condotto in carcere un pregiudicato mafioso trapanese. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e dal personale della Direzione investigativa antimafia, coordinati dalla Dda di Palermo, hanno eseguito il provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal tribunale di Trapani. Il boss ultrasettantenne, condannato in via definitiva per reati di mafia, è anche imputato, sempre per associazione mafiosa con il ruolo di promotore, in un processo tuttora in corso ed è stato già condannato, in primo grado, ad oltre 20 anni di reclusione. Era sottoposto alla custodia cautelare degli arresti domiciliari per sottoporsi ad alcune cure mediche, con il divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi. Ma non aveva smesso le su ‘relazioni pericolose’ anche nel retrobottega di un bar.

Proprio in ragione delle condizioni di salute, il Tribunale di Trapani aveva autorizzato l’imputato a lasciare il domicilio senza scorta, con l’espressa indicazione di percorrere la via più breve per il luogo da raggiungere, senza effettuare soste intermedie, nonché di comunicare alle autorità addette ai controlli, gli orari dei propri spostamenti. Dal dicembre 2021 allo scorso aprile, gli investigatori hanno accertato ben trenta presunte violazioni delle prescrizioni imposte, documentate con fotografie in vari esercizi pubblici di Erice, Trapani e Paceco, tanto di giorno quanto di sera. Secondo gli inquirenti, l’imputato mafioso si sarebbe quindi intrattenuto con individui estranei al suo nucleo familiare e persino con persone con precedenti di polizia. Gli incontri non autorizzati sarebbero avvenuti anche con modalità riservate, ad esempio nel retrobottega di un bar. Sulla base degli accertamenti di carabinieri e Dia, il tribunale di Trapani ha disposto la custodia cautelare in carcere in quanto ha ritenuto che l’imputato abbia dimostrato “l’incapacità di comprendere il valore e di garantire il rispetto delle prescrizioni del Tribunale”. Sempre secondo il collegio giudicante, l’arrestato avrebbe “tenuto con pervicacia e continuativamente una condotta altamente trasgressiva delle prescrizioni impostegli, anche nel corso della celebrazione del processo appena conclusosi in primo grado” facendo emergere l’esigenza di un aggravamento della misura cautelare con pericolo di reiterazione criminosa, denotando così la sussistenza di “esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”che consentono di disporre la custodia cautelare in carcere anche per un soggetto ultrasettantenne”.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni