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Mafia e buttafuori, il Riesame conferma domiciliari a condannato

L'avvocato Giovanni Castronovo, con una memoria scritta, aveva eccepito l’infondatezza dell’appello, perché Catalano ha già trascorso in stato di detenzione 4 anni, equivalenti a metà della pena a lui inflitta

Il tribunale del riesame di Palermo ha respinto l’appello della procura contro la concessione degli arresti domiciliari ad Andrea Catalano, condannato a otto anni nel processo denominato “Buttafuori e mafia”, ma ritenuto meritevole, dallo stesso collegio che lo aveva giudicato colpevole, di lasciare il carcere. I pm  Gaspare Spedale e Giorgia Spiri avrebbero voluto riportarlo in cella, ma il riesame ha detto di no, perché le originarie esigenze cautelari si sarebbero attenuate e non sussisterebbe l’alto rischio di reiterazione di reati della stessa specie, paventato dalla Dda.

L’avvocato Giovanni Castronovo, con una memoria scritta, aveva eccepito l’infondatezza dell’appello, perché Catalano ha già trascorso in stato di detenzione 4 anni, equivalenti a metà della pena a lui inflitta.

Allo stato, poi, l’imputato risulta incensurato e la vicenda che lo ha riguardato risale a sei anni orsono. Infine i locali in cui ci sarebbero state le estorsioni (il Reloy, il Moro e Villa La Panoramica) sono chiusi da tempo, ragion per cui sarebbe oggettivamente impossibile reiterare gli stessi reati. Il tribunale della Libertà, presieduto da Antonella Pappalardo, ha così accolto la tesi difensiva, confermando i domiciliari. La procura può adesso ricorrere per Cassazione.


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