Un fiume di risorse per ripensare il volto delle città siciliane. Complessivamente è stato assegnato all’Isola oltre un miliardo di euro per progetti legati alla rigenerazione urbana: oltre 198 milioni di euro per i Comuni del Palermitano, 185 milioni nel Catanese, 132 milioni nel Messinese. Una pioggia di fondi intercettata dalla Sicilia attraverso il Pnrr, che diventa una sfida ambientale, economica, ma soprattutto sociale, su cui si è interrogato lo Spi Cgil nell’ambito del convegno organizzato a Messina e coordinato dalla segretaria generale Maria Concetta Balistreri, nel corso del quale sono intervenuti Gaetano Santagati (segreteria regionale Spi Cgil), Giusi Milazzo (segretaria nazionale Sunia), Paolo Amenta (presidente Anci Sicilia), Giacomo D’Arrigo (economista), Salvatore Mondello (vicesindaco di Messina), Francesco Lucchesi (segreteria Cgil Sicilia), Filippo Gravagno (urbanista), padre Giovanni Calcara. Le conclusioni sono state invece affidate alla segretaria nazionale dello Spi Cgil Carla Mastrantonio.
“L’obiettivo della rigenerazione urbana – osserva Santagati – è contribuire a rendere le città sostenibili e più a misura d’uomo, contrastando il frenetico ed indiscriminato ricorso al consumo di suolo edificabile. Con il venir meno delle superfici edificabili, si è cominciato a diffondere l’idea di recuperare il più possibile spazi e aree già presenti”. Rigenerare un’area, insomma, è il modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, cercando di riqualificare lo spazio occupato dalle persone.
Il tema è, appunto, come “cambiare il volto delle nostre città – aggiunge la segretaria generale Balistreri – migliorando i servizi e gli spazi abitativi per i cittadini. Riscoprendo il senso di comunità e favorendo la partecipazione dei cittadini in un percorso che deve coinvolgere tutte le strutture sociali”. Dall’edilizia ospedaliera alle strutture per anziani, passando per l’enorme emergenza abitativa che si registra in diverse aree dell’Isola. Perché la rigenerazione urbana può e deve essere l’occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l’occupazione e l’imprenditoria locale.
Quel che manca, secondo l’analisi di padre Giovanni Calcara, è “la dimensione della solidarietà: in questo modo si rischia di costruire un castello sulla sabbia. Dobbiamo invece ripartire dalle strutture per gli anziani, dall’edilizia sanitaria, dagli spazi di socializzazione. Per non perdere una sfida che è invece una grande opportunità per la Sicilia”.
Per il presidente dell’Anci Sicilia Paolo Amenta “questa sfida si vince aprendo la stagione della verità e della responsabilità. Dopo il covid stiamo transitando da un’epoca a un’altra, è entusiasmante, ma dobbiamo sapere chi deve fare cosa. Perché sta arrivando un fiume di denaro e dobbiamo capire in che maniera gestirlo. Altrimenti in Sicilia il rischio è che finisca esattamente come per i rifiuti: parliamo tanto di transizione ecologica ed economia circolare, ma spediamo quasi 400 euro a tonnellata per conferire i rifiuti”.
“Parlare di rigenerazione urbana e invecchiamento oggi – conclude la segretaria nazionale dello Spi Cgil Carla Mastrantonio – comporta un impatto sulle politiche di welfare. Così come è di welfare che parliamo quando immaginiamo che la rigenerazione urbana debba partire da maggiori risorse per gli asili nido. È l’occasione, anche attraverso l’architettura e l’urbanismo, per uscire dall’isolamento dei singoli e ricostruire le nostre comunità di domani”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni