fbpx

In tendenza

Omicidio a Catania: in tre in stato di fermo

Ancora in corso le indagini per accertare al meglio la dinamica e per chiarire le motivazioni –  verosimilmente riconducibili a contesti illeciti – che hanno portato all'azione omicidiaria

Nei giorni dell’1 luglio e del 3 luglio 2023, la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito del coordinamento delle indagini relative all’omicidio del cittadino albanese I. K. e del tentato omicidio di L.C., ha emesso decreto di fermo di indiziato nei confronti Giovanni Pasqualino Di Benedetto (classe ‘96), Antonino Castelli (classe ‘90) e Pasqualino Ranno (classe ‘94) in quanto gravemente indiziati, in esito agli elementi acquisiti, della commissione di tali reati nonché di quelli di porto e di illegale detenzione di armi

Le indagini, coordinate dalla Procura di Catania ed eseguite dalla Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile della Questura etnea, hanno permesso di acquisire, allo stato degli atti ed in relazione ad una fase processuale che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, elementi che dimostrerebbero come il Di Benedetto sarebbe, in concorso con Castelli e Ranno, l’autore dell’omicidio ai danni del cittadino albanese e del tentato omicidio nei confronti di altro soggetto italiano tuttora ricoverato.

Le investigazioni tempestivamente avviate, di tipo tradizionale e tecnico, hanno tratto origine dalla segnalazione, giunta lo scorso 30 giugno, intorno alle 13:19, alla Sala Operativa della Questura di Catania, con cui si rappresentava che vi era stata l’esplosione di colpi di arma da fuoco e che a seguito di ciò vi era stato il ferimento di due persone.

A seguito dei sopralluoghi effettuati da parte di operatori della Squadra Mobile, unitamente ad agenti specializzati del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, coadiuvati da altro personale di polizia che aveva provveduto a cinturare debitamente la zona, si rivenivano sul posto, tra le altre cose, due ogive, una pistola semiautomatica calibro 38, tre bossoli e tre cartucce del medesimo calibro.

Dalla prima ricostruzione degli accadimenti veniva appurato che al Di Benedetto, gravato da precedenti per reati contro il patrimonio e la persona ed in atto sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali, poteva ricondursi sia l’avere attinto, con un colpo di arma da fuoco, l’albanese I.K., poi deceduto il successivo 3 luglio, sia il ferimento, mediante esplosione di un ulteriore colpo d’arma da fuoco, del cittadino italiano L.C.; azione poi non ultimata sia per l’inceppamento dell’arma utilizzata sia per la disperata reazione della vittima, pronto a lanciarsi, con conseguente caduta al suolo ed ulteriori lesioni da ciò derivanti, dal balcone dell’appartamento teatro dell’evento, sito al piano secondo dello stabile ove si sono svolti i fatti.

Inizialmente le indagini si concentravano, pertanto, sulla persona del Di Benedetto ed avendo verificato come, subito dopo la commissione dell’efferata azione delittuosa, si fosse allontanato dai luoghi, rendendosi irreperibile, si provvedeva, da parte della Procura, ad emettere nei suoi confronti ,in ordine ai suindicati delitti, un provvedimento di  fermo, eseguito dalla Squadra Mobile l’uno luglio, con traduzione presso la Casa Circondariale catanese di “Piazza Lanza”, ove veniva interrogato dal Giudice per le indagini preliminari e sottoposto , convalidato il fermo, a misura della custodia cautelare in carcere.

Nella fase immediatamente successiva, verificata la sussistenza di indizi di analoga caratura nei confronti di Antonino Castelli e di Pasqualino Ranno e constatata la loro irreperibilità, si emetteva il 3 luglio, anche nei loro confronti decreto di fermo, poi eseguito dalla Squadra Mobile nel corso della notte tra il 3 e il 4 luglio, in esito a serrate ricerche della Polizia di Stato in tutti i luoghi a costoro riconducibili.

Anche rispetto ad essi, dopo la loro traduzione nella locale Casa Circondariale, è stata dal Giudice per le indagini preliminari, dopo la convalida del fermo, disposta la misura della custodia cautelare in carcere.

Le indagini in relazione al cui svolgimento un cospicuo apporto è stato fornito dalle dichiarazioni rese da persone abitanti nella zona e dalle immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza presenti sui luoghi adiacenti a via Cantone Santo n.10 , sono tuttora in corso , non solo per meglio accertare la dinamica del fatto , ma anche  per meglio chiarire le motivazioni–  verosimilmente riconducibili a contesti illeciti – sottese all’azione omicidiaria e così corroborare ulteriormente il quadro indiziario.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni