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Immigrazione clandestina: causò 6 morti in mare nel 2022, 3 erano bambini. Condannato a 7 anni e mezzo

Oltre alla condanna anche il pagamento di una multa da 360.000 euro

Su trentaquattro migranti a bordo, 28 superstiti e 6 morti, i corpi lasciati scivolare in mare accompagnati da una sorta di cerimonia. Tre erano bambini; uno aveva 12 anni, gli altri due 18 mesi. Una storia controversa, quella accaduta nel settembre 2022, che ha portato ieri alla condanna in primo grado di un cittadino turco di 59 anni: 7 anni e 6 mesi con giudizio immediato e rito abbreviato davanti al Gip presso il Tribunale di Ragusa; oltre a ciò, anche il pagamento di una multa da 360.000 euro.

I reati sono favoreggiamento dell’immigrazione e l’aver cagionato la morte di quelle persone in conseguenza di altro delitto. C’era l’imputato alla guida del barchino, partito dalle coste turche con 33 persone provenienti da Siria e Afghanistan. Dopo 4 giorni di viaggio finirono carburante, viveri e acqua e il barchino andò alla deriva. Sei persone non sopravvissero e il gran caldo accelerò la decomposizione dei corpi, che vennero avvolti e adagiati in mare.

Gli altri si salvarono dividendosi alcuni datteri che una delle donne a bordo aveva portato. Nessuna possibilità di chiedere aiuto, nessuno aveva un telefono satellitare e forse la destinazione non era l’Italia ma la Grecia, considerando il poco carburante a bordo. Alcuni dei superstiti raccontarono di una nave che aveva lanciato loro dell’acqua senza che riuscissero a prenderla. Perché non furono salvati?

I migranti furono poi visti da una nave portarinfuse, l”Arizona’, che li prese a bordo mentre erano alla deriva nel canale di Sicilia. Una bambina con la zia furono evacuate per assistenza medica urgente. Gli altri 26 migranti, trasbordati su motovedetta della Guardia costiera italiana, raggiunsero Pozzallo. Il cittadino turco fu arrestato e da settembre 202 è in carcere; poiché non ha tratto profitto dal trasporto dei migranti, l’aggravante è stata esclusa.

L’imputato ha ammesso di essere stato lui alla guida, ma anche raccontato di chi ha incrociato nella navigazione e non ha dato aiuto, della sua disperazione, dei giorni – lui dice 12 – trascorsi in mare, prima vedendo le coste greche e poi spinto dalla corrente fino alle coste orientali libiche dove la ‘Arizona’, nave che batte bandiera liberiana li ha tratti in salvo. Intanto il suo legale, l’avvocato Vincenzo Mallia, ha sollevato diverse eccezioni anche in merito alla giurisdizione; presenterà appello.


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