Il gup del tribunale di Agrigento ha disposto il rinvio a giudizio dell’imprenditore Marco Campione accusato di avere messo in piedi un’organizzazione a delinquere, di cui ne avrebbero fatto parte uomini delle istituzioni, funzionari, professionisti e forze dell’ordine, finalizzata a ottenere protezioni e favoritismi in ogni ambito in cambio di posti di lavoro.
Insieme a Campione, ex presidente della società che gestiva il servizio idrico nell’Agrigentino, sono finiti a processo un’altra ventina di imputati fra cui ex dirigenti della società, con le accuse di associazione a delinquere e numerosi altri reati. Disposto, invece, il non luogo a procedere nei confronti dell’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, una delle figure principali dell’intera inchiesta “Waterloo”. Era accusato di aver “salvato” Girgenti Acque da una interdittiva antimafia che avrebbe impedito alla società di svolgere il servizio: il provvedimento è stato emesso solo nel 2019, alcuni mesi dopo l’avviso di garanzia nei confronti di Diomede, accusato di concorso esterno in associazione a delinquere, che fu rimosso dal consiglio dei ministri quando la notizia dell’indagine a suo carico fu nota.
Proscioglimento anche per l’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè e l’ex parlamentare siciliano Francesco Scoma, accusati di finanziamento illecito ai partiti. Stesso verdetto per Giovanni Pitruzzella, ex garante della concorrenza assistito dall’avvocato Marcello Montalbano. Evitano il processo anche due marescialli, all’epoca dei fatti in servizio alla Stazione di Aragona, accusati di avere rivelato delle informazioni riservate a Campione in cambio di un’assunzione per due familiari. Si tratta dell’ex comandante Leonardo Giovanni Di Mauro e del suo vice Rino Vella. Il primo avrebbe ricevuto in cambio un contratto di lavoro per la moglie, Vella per il fratello. Secondo il giudice “gli elementi acquisiti non consentono una previsione ragionevole di condanna”. Non luogo a procedere pure per il brigadiere dell’Arma, Salvatore Aiola; l’ex consigliere comunale Gerlando Gibilaro; l’ex sindaco di Campobello di Licata, Michele Termini e i vertici dell’Arpa, Pio Giovanni Avanzato e Salvatore Montana Lampo, questi ultimi accusati di reati ambientali. Il decorso del tempo salva, invece, l’ex presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, accusato di corruzione per avere, in particolare, barattato l’aumento delle tariffe idriche, in qualità di presidente dell’Ato idrico in cambio di alcuni contratti di lavoro per il figlio, attuale consigliere comunale di Palma di Montechiaro.
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