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Palermo quarta città in Italia per numero di percettori del Reddito di cittadinanza

In tutta Italia continua la protesta crescente

Da oggi, 1 agosto, termina l’erogazione del reddito di cittadinanza, stoppato dal governo con la manovra di bilancio 2023. Venerdì scorso l’Inps ha inviato un Sms a 169mila nuclei familiari avvisandoli che si stava per concludere l’erogazione del sussidio, che per il 2023 era stato decurtato a 7 mesi di durata.

Ma, quanto pesa il reddito di cittadinanza nelle regioni italiane? Stando a una elaborazione realizzata da Repubblica su dati Istat e Inps, che mette a confronto il numero di richiedenti di reddito e pensione di cittadinanza nel 2022 (quindi prima della sospensione appena annunciata) con il numero di famiglie censite dall’Istituto nazionale di statistica (nel 2021).

Analizzando la questione comune per comune, viene fuori che convivono all’interno della penisola realtà come Bolzano, dove il reddito è percepito da circa una famiglia su 300 (lo 0,33%) e città come Napoli, prima in classifica per rapporto percentuale in Italia, dove più di una famiglia su 6 prende il reddito (15,82%).

In vetta anche Crotone, con il 15,72% delle fa Caserta, con il 14,52%, Palermo con il 14,49%.

Intano, in tutta Italia continua la protesta crescente dei cittadini che da un giorno all’altro si sono visti privati del sostegno.

L’Anci Sicilia chiede un incontro urgente alla Regione per valutare misure temporanee di sostegno alternative al reddito di cittadinanza, dopo un taglio che “mette a repentaglio l’incolumità” dei sindaci.

“I servizi sociali dei comuni – spiegano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani in Sicilia – in queste ore stanno lavorando con personale limitato nel tentativo di far fronte alle tante richieste provenienti dai cittadini per avviare le prese in carico che consentiranno la riattivazione del reddito fino al 31 dicembre”. “Appare chiaro a tutti – continuano Amenta e Alvano – che in Sicilia, per coloro che non potranno essere presi in carico, le prospettive occupazionali sono limitate ed emergono anche i problemi organizzativi legati alle attività dei Centri per l’impiego”.

“Al malessere che emerge da tale situazione – conclude il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani – occorre dare risposte concrete e per questo chiediamo alla Regione siciliana, anche attraverso un confronto con l’assessore regionale della Famiglia, Nuccia Albano, e i dipartimenti competenti, di mettere in atto provvedimenti temporanei destinati ad accompagnare in questa fase, e per i previsti percorsi formativi, coloro che non possono essere presi in carico dai servizi sociali. Bisogna assolutamente evitare reazioni incontrollate che mettano a repentaglio l’ incolumità degli amministratori locali e dei dipendenti degli enti, come avvenuto poche ore fa nel comune di Terrasini”.


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