Nella giornata del 16 agosto 2023, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Agrigento ha convalidato i fermi di indiziato di delitto eseguiti dalle Fiamme Gialle di Lampedusa e dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, nei confronti dei tre membri dell’equipaggio di una imbarcazione da pesca tunisina, accusati di aver consentito l’ingresso irregolare in Italia di 31 cittadini tunisini.
L’attività di Polizia Giudiziaria, avviata lo scorso 12 agosto, traeva origine da una chiamata di soccorso con la quale veniva segnalata la presenza di un’imbarcazione con migranti nelle acque a sud di Lampedusa; in realtà, i mezzi navali della Guardia di Finanza e Frontex, inviati sul posto, individuavano un peschereccio tunisino, con a bordo nr.31 migranti e nr.3 soggetti di equipaggio, che trainava n.2 tender privi di motore.
La presenza di due motori fuoribordo normalmente utilizzati su piccoli natanti, le buone condizioni di salute dei migranti, incompatibili con chi affronta i cosiddetti “viaggi della speranza” via mare, e la precarietà dei due piccoli gommoni trovati a fianco del peschereccio, inducevano a pensare che sicuramente i migranti non avessero viaggiato autonomamente; in effetti, anche alcuni video, rinvenuti all’interno degli smartphone dei migranti, confermavano che questi avessero sin dal principio viaggiato a bordo del peschereccio tunisino.
Le successive attività investigative presso l’Hotspot dell’isola, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Agrigento e dai finanzieri della Sezione Operativa Navale e della Tenenza di Lampedusa, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Agrigento, consentivano di cristallizzare l’ipotesi di una condotta ben pianificata da parte del peschereccio tunisino, finalizzata a “scaricare” i migranti sulle imbarcazioni più piccole in prossimità delle acque lampedusane, simulando poi una mera assistenza ed attivando così la macchina dei soccorsi.
Restano in carcere, quindi, tutti i componenti dell’equipaggio del peschereccio tunisino che precedentemente erano stati trasferiti ad Agrigento a mezzo di unità navale della Guardia di Finanza, per essere poi tradotti presso la Casa Circondariale “Petrusa”.
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