Il cadavere di un migrante è stato recuperato da una motovedetta della Guardia di finanza a 6 miglia dall’isolotto di Lampione. Si tratta di un ivoriano di 56 anni, subito identificato perché aveva in tasca il passaporto.
La salma è stata portata a Lampedusa e sarà trasferita nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana.
Il cadavere è in avanzato in stato di decomposizione, dai primi accertamenti si evince che la salma sarebbe rimasta in acqua per almeno una settimana.
Convalidati inoltre i fermi dei tre componenti dell’equipaggio di una ‘nave madre’ carica di migranti. Il gip di Agrigento ha confermato i fermi di indiziato di delitto eseguiti dalle Fiamme Gialle di Lampedusa e dai poliziotti della Squadra mobile nei confronti dei tre a bordo di un peschereccio tunisino, accusati di avere consentito l’ingresso irregolare in Italia di 31 tunisini. L’attività di polizia giudiziaria, avviata lo scorso 12 agosto, è partita da una chiamata di soccorso con la quale veniva segnalata la presenza di un’imbarcazione con migranti nelle acque a sud di Lampedusa; in realtà, i mezzi navali della Guardia di finanza e Frontex, inviati sul posto, hanno individuato un peschereccio tunisino, con a bordo 31 migranti e 3 componenti dell’equipaggio, che trainava due tender privi di motore.
La presenza di due motori fuoribordo normalmente utilizzati su piccoli natanti, le buone condizioni di salute dei migranti, incompatibili con chi affronta i cosiddetti “viaggi della speranza” via mare, e la precarietà dei due piccoli gommoni trovati a fianco del peschereccio, hanno indotto a pensare che sicuramente i migranti non avessero viaggiato autonomamente; in effetti, anche alcuni video, rinvenuti negli smartphone dei migranti, hanno confermato come questi avessero sin dal principio viaggiato a bordo del peschereccio tunisino. Le successive attività investigative presso l’hotspot dell’isola hanno permesso di cristallizzare l’ipotesi di una attività pianificata da parte del peschereccio tunisino, finalizzata a “scaricare” i migranti sulle imbarcazioni più piccole in prossimità delle acque lampedusane, simulando poi una mera assistenza ed attivando così la macchina dei soccorsi. Restano in carcere, quindi, tutti i componenti dell’equipaggio del peschereccio tunisino che precedentemente erano stati trasferiti ad Agrigento a mezzo di unità navale della Guardia di Finanza, per essere poi condotti nel carcere di Petrusa.
Dopo Eli, nato appena 12 giorni fa, è arrivata una bimba di 3,2 kg, nata 7 ore dopo l’ultimo sbarco al Molo Favaloro, da una giovane mamma ivoriana che ha messo alla luce la piccina nel Poliambulatorio dell’Asp di Palermo a Lampedusa. Mamma e bimba stanno bene, an che se provate dalla lunga traversata.
Subito dopo l’approdo alle 22 circa nell’isola insieme ad altre 44 persone (31 uomini, 12 donne e 2 minori), la donna è stata trasferita nella struttura sanitaria di Contrada Grecale dove l’equipe medica, guidata dal ginecologo, Amedeo Catanese, coadiuvato dall’ostetrica della Croce Rossa, Paola Levratti, ha deciso di attivare immediatamente la saletta chirurgica, già utilizzata per il primo parto.
“La donna era in pieno travaglio – ha spiegato Catanese, ginecologo dell’Asp di Palermo – insieme al collega rianimatore ed a quello del PTE (Punto Territoriale di Emergenza, ndr), si è valutata l’opportunità di far partorire la donna al Poliambulatorio. Alle 5,23 la binba è nata con parto spontaneo. Con la mamma, è poi stata trasferita in elisoccorso in Ospedale ad Agrigento. Fondamentale – spiega il medico – è stata la collaborazione tra l’intera equipe del Poliambulatorio che è intervenuta in piena sinergia con medico ed ostetrica della Croce Rossa Italiana”.
Nella sala chirurgica, attrezzata dall’Asp di Palermo con kit sterili e kit da parto per eventuale parto precipitoso e non trasferibile, è intervenuta l’equipe composta, oltre che dal ginecologo Amedeo Catanese, dal medico di turno al PTE, Giulio Di Benedetto; dalla pediatra del PPI pediatrico, Gabriella Polizzi; dai rianimatori Alessandra Teresi e Gaetano Ottoveggio; dalle infermiere, Maria Raimondo e Antonella Oliveri e dai medici dell’emergenza sbarchi, Elisa Coticchio, Giovanna Vassallo e Veronica Billeci. Presenti, come detto, l’ostetrica della Croce Rossa Italiana, Paola Levratti, ed il medico, sempre della CRI, Francesca Caserio.
“Sono, già, 2 i parti precipitosi e non trasferibili effettuati dai nostri medici nel Poliambulatorio di Lampedusa in questo primo arco del mese di agosto – ho sottolineato il Commissario straordinario dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni – gli sbarchi sempre più numerosi impongono un impegno continuo e costante da parte di tutti i professionisti presenti nell’isola, ai quali va il ringraziamento dell’Azienda per l’impegno profuso nell’assistenza ai residenti, ai turisti ed ai migranti”.
Oltre alla giovane ivoriana ed alla sua bimba, sono state trasferite in elisoccorso questa mattina altre due donne dello stesso sbarco: una alle 33^ settimana di gravidanza con “rottura delle membrane” ed un’altra alla 34^ (gemellare con contrazioni).
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni