La prima sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato le pesanti condanne inflitte per traffico di stupefacenti al clan Fascella del quartiere della Guadagna, nel capoluogo siciliano: si tratta della conclusione dell’inchiesta “Vai e vieni” della squadra mobile, che aveva ricostruito il percorso della droga, hashish ed eroina, dalla Campania e dalla Lombardia a Palermo, dove veniva poi girata alle famiglie di Cosa nostra per la città e per i paesi della provincia.
Il collegio presieduto da Mario Conte, a latere Luisa Anna Cattina e Riccardo Trombetta, ha riconosciuto la colpevolezza dei 12 imputati: 14 anni a Francesco Fascella, detto Ciccio, oggi ottantacinquenne, e al figlio Filippo Fascella, 53 anni; 14 anni e 8 mesi all’altro figlio, Giuseppe Fascella, 52 anni; 13 anni e 4 mesi ai nipoti Giuseppe Fascella (figlio di Pietro) e Salvatore Fascella, entrambi di 51 anni; 12 anni per Benedetto Chimera, 59 anni; 7 anni a Giorgio Morici, 44 anni; 6 anni e 8 mesi per Mario Mancino, 64 anni e 6 a Luciano Uzzo, di 53 anni; 5 anni ad Antonino Guida; 4 anni a Benedetto Graviano, 40 anni. Condannato con gli sconti previsti per i collaboratori di giustizia (a 5 anni e 4 mesi) pure Giovanni Vitale, detto il Panda, di 54 anni. Benedetto Graviano, detto «Benny», è cugino dei fratelli Graviano di Brancaccio, gli stragisti del ’92-’93, ed è è omonimo di uno dei fratelli-boss, l’unico dei maschi di casa Graviano a essere estraneo agli attentati e all’omicidio di don Pino Puglisi, fatti per i quali stanno scontando gli ergastoli Filippo e Giuseppe Graviano.
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