“Non emerge un’azione organizzata, programmata e pianificata da parte di un gruppo specifico di persone tra di loro associate, segretamente, diretta a interferire sull’esercizio di istituzioni pubbliche e soprattutto capace di agire come contropotere”. Sono le parole del Gip di Perugia Angela Avila sul decreto di archiviazione che mette un punto su uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni: la loggia Ungheria. Che non esiste.
“Sulla scorta delle osservazioni sin qui svolte – si legge – in assenza di elementi idonei a integrare gli estremi di un’associazione segreta nonché, ad oggi, di spunti di indagine utilmente perseguibili, deve disporsi l’archiviazione” nei confronti degli indagati: Vincenzo Armanna, Luigi Bisignani, Giuseppe Calafiore, Luigi Pietro Caruso, Alessandro Casali, Alessandro Ferraro, Antonino Serrao, Denis Verdini e Piero Amara. Per quanto riguarda quest’ultimo, restano i singoli episodi raccontati dallo stesso che, esclusa “l’associazione”, meritano la verifica di eventuali ipotesi per le quali “il Pm ha dato atto di avere già effettuato le relative iscrizioni”.
E, quindi, una serie di possibili calunnie per le quali si procede a parte e che coinvolgeranno colui che ha ideato e scoperchiato il sistema Siracusa, assieme al fidato collega Calafiore, per poi estendere le dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria – in grado di influenzare le scelte di importanti istituzioni pubbliche, come ad esempio le nomine dei vertici anche della magistratura – della quale avrebbero fatto parte circa 90 persone riportate in una lista in loro possesso ma mai ritrovata. E infatti, con l’accusa di aver calunniato 65 persone, la Procura di Milano ha chiesto il processo per l’ex avvocato esterno di Eni Piero Amara e per il suo collaboratore Giuseppe Calafiore.
Udienza preliminare rinviata a data da destinarsi. Amara anche in quel caso aveva accusato “falsamente” (secondo gli inquirenti) sé stesso e una serie di alti funzionari dello Stato di far parte dell’associazione segreta “che si proponeva quale continuazione della sciolta” P2, che dagli accertamenti è risultata, invece, essere inesistente. Tra le parti offese, oltre a Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno scorso, ci sarebbero stati l’ex ministro Paola Severino, l’allora generale della Gdf e ora presidente di Eni Giuseppe Zafarana, gli ex vice presidenti del Csm Michele Vietti e Giovanni Legnini, altri ex magistrati e pure il cardinale Piero Parolin. Il promotore dell’associazione sarebbe stato il procuratore di Caltanissetta Gianni Tinebra deceduto nel maggio 2017.
“È sicuramente provato – si legge ancora nel decreto del Gip di Perugia – un iperattivismo di Amara a ingerirsi nelle attività degli organi istituzionali, ma in verità appare esserlo per obiettivi propri, finalizzati all’accrescimento del potere personale, utilizzando di certo un reticolo di rapporti creatisi nel corso del tempo e cementati anche dallo scambio di reciproci favori”.
Tuttavia, in nessuno degli episodi traspare una presunta associazione a delinquere ma in caso soggetti con interessi personali o professionali con l’avvocato Amara che si è sempre auto accusato, ma la sua “chiamata in correità” – spesso con fatti riferiti “de relato” – non ha trovato sempre riscontri.
Insomma, la Loggia Ungheria è stato un grande falso.
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