Dopo la pausa estiva l’attività della Camerata Polifonica Siciliana riprende con il concerto-evento che un anno fa chiuse trionfalmente la prima edizione del Festival Sacre Armonie, interamente dedicato a un repertorio di musica sacra.
Domenica 8 ottobre alle ore 18.30 nella Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino di Catania (via Vittorio Emanuele II, 318) il Coro della Camerata Polifonica Siciliana e i musicisti della Camerata Strumentale Siciliana eseguiranno la Messa di requiem in Re minore K 626 di Mozart per soli, orchestra e coro, e dedicato alla memoria del tenore augustano Marcello Giordani.
Si tratta dell’ultima struggente composizione del compositore austriaco, rimasta incompiuta, che sarà proposta nella versione completata dalle musiche originali del Maestro Giovanni Ferrauto, che dirigerà l’orchestra.
“E’ un lavoro nato dopo tanti anni di studio sull’opera mozartiana – dice Giovanni Ferrauto -. Eseguire il Requiem in questa versione che porta anche la mia firma è sempre un momento importante della mia carriera di compositore, un momento che avrei avuto piacere di condividere con Marcello Giordani al quale l’ho dedicato sin dalla prima esecuzione: è il mio personalissimo omaggio alla memoria dell’artista, del Maestro, ma soprattutto dell’amico”.
Il concerto vedrà sulla scena il soprano Noemi Muschetti (allieva di Marcello Giordani che ha frequentato l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala di Milano), il contralto Haruna Nagai, il tenore Rosolino Claudio Cardile e il basso Angelo Sapienza.
Composto nel 1771 e rimasto incompiuto per la morte dell’autore, il Requiem in re minore K626 è l’opera più controversa e dibattuta di Wolfgang Amadeus Mozart, una messa funebre avvolta da una vera e propria aura di leggenda.
“Già dall’osservazione delle parti – scrive il musicologo Aldo Mattina – ci si può rendere conto delle perplessità, dei dubbi (e dei dibattiti) che ne hanno sempre accompagnato l’esecuzione. Appare subito evidente come le uniche parti composte interamente da Mozart siano state Requiem e Kyrie; dalla Sequentia (Dies irae) all’Hostias gli abbozzi lasciati dal compositore sono stati rivisti ed ultimati da Franz Xaver Süssmayr (allievo del compositore, coadiuvato da altri due allievi, Joseph Eybler e Franz Jakob Freystädtler) mentre Sanctus, Benedictus e Agnus Dei sono stati composti interamente da Süssmayr. La composizione di Giovanni Ferrauto sostituisce quelle interamente aggiunte da Franz Xaver Süssmayr all’opera di Mozart. Si tratta di un’operazione dall’interessantissimo valore culturale che mira a dare una nuova unità e organicità al Requiem, intervenendo sulle parti ritenute dalla musicologia le più deboli del completamento di Süssmayr. La parte finale, Lux aeterna, riprende invece la versione di Süssmayr che, di fatto, riutilizza la musica originale di Mozart, scritta per la parte iniziale e per il Kyrie, secondo una logica di circolarità che potrebbe essere stata indicata dallo stesso autore (per collegare l’inizio con la fine e per ribadire il principio di eternità), in quanto già impiegata in altre composizioni”.
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