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Commesso “talpa” in procura Palermo, no a istanza scarcerazione

I giudici hanno accolto le tesi della stessa Procura palermitana

Il tribunale del riesame di Palermo ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata da Feliciano Leto, il commesso giudiziario ex Pip (operatore precario reclutato con i Piani di inserimento professionale) arrestato con l’accusa di essere stato una “talpa in Procura”, per avere passato informazioni riservate a persone sottoposte a indagini.

I giudici hanno accolto le tesi della stessa Procura palermitana, in cui Leto lavorava trasportando i fascicoli da un ufficio all’altro e, per un singolo aspetto, quanto sostenuto dal difensore, l’avvocato Luigi Miceli Tagliavia: sono stati infatti ritenuti carenti i gravi indizi a proposito della contestazione di aver propiziato una fuga di notizie relativa a un’inchiesta sul clan della Kalsa, che fa capo a Luigi Abbate, detto Gino u Mitra. Leto comunque non era mai stato accusato con l’aggravante di avere agevolato Cosa nostra. Sono rimasti in piedi i rimanenti addebiti, quelli di avere informato due presunti rapinatori di essere intercettati e un gruppo di persone di essere sottoposte a un’inchiesta con le ipotesi di corruzione e falso. Al commesso giudiziario viene contestata l’aggravante di avere agito “con abuso di relazioni di prestazioni d’opera”, in quanto avrebbe fatto uscire le notizie riservate dall’ufficio inquirente in cui lavorava.


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