Torture atroci come la “falaka” (la battitura sulle piante dei piedi), mutilazioni genitali femminili, stupri, traumi da corpi contundenti, bruciature con mezzi elettrici, ossa fratturate. È uno scenario disumano quello che viene fuori dai racconti dei migranti visitati dai medici dell’”Ambulatorio di valutazione delle persone migranti vittime di violenza intenzionale e tortura” presso la Medicina legale del Policlinico ‘Paolo Giaccone’ a Palermo.
“Abbiamo visto mutilazioni genitali ragazzine stuprate con gravidanze non desiderate, casi di minori con sessualità incerta fuggiti perché ripudiati dalle famiglie”, spiega Antonina Argo, direttrice della Medicina legale, che insieme con la collega Stefania Zerbo e i ricercatori Valeria Tullio e Giuseppe Davide Albano ascolta i racconti dei richiedenti asilo che si rivolgono all’ospedale nell’ambito della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato.
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