La prima sezione della Corte di appello di Palermo ha aumentato di otto mesi la pena inflitta in primo grado ad Antonio Candela, ex direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, ritenuto colpevole in secondo grado anche di un episodio da cui era stato assolto dal Gup. La pena per Candela, ex paladino dell’antimafia e imputato con altri dirigenti e imprenditori, nel processo denominato Sorella Sanità, è così lievitata da 6 anni e 8 mesi a 7 anni e 4 mesi. Stesso meccanismo, con l’accoglimento del ricorso della Procura, anche per il faccendiere Giuseppe Taibbi, che ha avuto sei mesi in più e dunque pena finale di 6 anni e 4 mesi.
Per entrambi è stata fatta valere una concussione, riqualificata in induzione indebita a dare o promettere utilità: i giudici hanno trasmesso gli atti ai pm perché valutino se muovere l’addebito pure a Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti in Sicilia. Per il resto i giudici del collegio presieduto da Adriana Piras, consigliere relatore Mario Conte, a latere Riccardo Trombetta, hanno confermato la decisione emessa col rito abbreviato, che dà diritto a uno sconto di pena di un terzo. Le persone a giudizio con l’accusa di avere pilotato gli appalti multimilionari della sanità siciliana si sono viste così ribadire le pene:7 anni e 2 mesi a Francesco Zanzi, ex ad della Tecnologie sanitarie; 6 anni e mezzo a Damiani; 5 anni e 10 mesi per Roberto Satta, ex responsabile operativo della Ts, Tecnologie sanitarie, e a Salvatore Navarra, ex presidente del Cda della società Pfe; 4 e 4 mesi all’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro. Assolto Angelo Montisanti, responsabile della Siram in Sicilia, difeso dagli avvocati Marcello Montalbano e Claudio Livecchi.
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