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Niente contraddittorio: annullata l’interdittiva antimafia all’associazione Croce sana Odv

Croce sana, ritenuta infiltrata da elementi della mafia di Misilmeri e Belmonte Mezzagno potrà dunque tornare a operare: e questo anche se gli elementi a carico del "dominus" della stessa associazione di volontariato, il boss Cosimo Michele Sciarabba, sono ritenuti molto solidi in sede penale

Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Sicilia ha annullato l’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Palermo nei confronti dell’associazione Croce sana Odv (organizzazione di volontariato), sospesa dopo l’esecuzione dell’operazione antimafia Fenice. Croce sana, ritenuta infiltrata da elementi della mafia di Misilmeri e Belmonte Mezzagno (Palermo) potrà dunque tornare a operare: e questo anche se gli elementi a carico del “dominus” della stessa associazione di volontariato, il boss Cosimo Michele Sciarabba, sono ritenuti molto solidi in sede penale e il processo a carico dello stesso Sciarabba è stato già avviato.

L’ordinanza del Cga è del collegio presieduto da Ermanno De Francisco, consigliere relatore Nino Caleca, e accoglie l’impugnazione della Croce sana per il mancato rispetto dei diritti di difesa, visto che il prefetto avrebbe dovuto dare “tempestiva comunicazione al soggetto interessato”, così come previsto da una legge del 2021, degli elementi posti alla base dell’interdittiva: in questo modo sarebbe stato consentito alla Croce sana, assistita dall’avvocato Alessandro Finazzo, di controdedurre sugli “elementi sintomatici” dei tentativi di infiltrazione mafiosa. In primo grado il Tar aveva dato ragione all’ufficio territoriale del governo, ma ora i giudici di appello ritengono che non ricorressero le condizioni per derogare al regime ordinario, che non sussistessero cioè “particolari esigenze di celerità” del procedimento amministrativo, da ancorare comunque e necessariamente a ragioni e fatti specifici.

Il Cga ritiene anche che non ci fossero esigenze di riservatezza tali da impedire di portare a conoscenza degli interessati gli elementi a sostegno dell’interdittiva, visto che si trattava di inchieste antimafia con atti ampiamenti depositati e conoscibili, come il blitz Cupola 2.0 del 2018 e, appunto, Fenice, di ottobre dello scorso anno. In quest’ultimo contesto Sciarabba è stato pure oggetto di giudizio immediato, dunque ha “saltato” l’udienza preliminare e il processo è cominciato a giugno scorso. Nessun segreto, dunque, poteva impedire di mettere la Croce sana in condizioni di respingere le accuse di essere stata una propaggine della famiglia mafiosa del paese dell’hinterland palermitano, in accordo con la famiglia D’Ambrogio del mandamento di Porta Nuova.

Sciarabba e il suo omologo cittadino Alessandro D’Ambrogio sono cugini e si occupavano in sinergia fra di loro della gestione dei servizi di trasporto dei malati con le ambulanze e della collegata gestione delle onoranze funebri negli ospedali Civico e Policlinico. Un settore, questo, da sempre appannaggio di Cosa nostra. Lo stesso Sciarabba gestiva, secondo la Dda di Palermo, senza figurare ufficialmente, le circa 10 cooperative di soccorso (tra cui la Croce sana) che si dividono il “traffico” da e per gli ospedali: dai malati di Covid ai dializzati, ai morti che devono essere portati nei cimiteri e prima ancora, come da tradizione siciliana, a casa, con dimissioni spesso fasulle di corpi già senza vita. Tutto dietro cospicui pagamenti, in un sistema come quello mafioso – questo sì – duro a morire.


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