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Ad un anno dalla morte di Aldo Buzzanca premiato un cortometraggio inedito

“Non andare”, girato a Palermo nel maggio 2018, parteciperà a numerosi concorsi internazionali, regalando al pubblico la grandezza, ancora una volta, di un attore unico e amato in tutto il mondo

Il sole, il mare, la riscoperta dei luoghi dell’infanzia, l’espressività di un volto non intaccata dall’età e dai malanni. Sfumature, occhiate, gesti, e sullo sfondo una lettura sociale, le difficoltà di inserimento dei carcerati. A un anno dalla scomparsa di Lando Buzzanca, morto il 18 dicembre 2022 in un hospice romano, all’età di 87 anni, il cortometraggio inedito “Non andare” – che vede il noto attore siciliano attore protagonista e regista – è stato ritenuto il miglior lavoro nel concorso internazionale “8 & Halfilm Awards 2023”, organizzato in onore di Federico Fellini e nel concorso “Rome International Movie Awards 2023”.

Il corto è stato selezionato anche all’ “Indie Short fest” di Los Angeles. “Non andare”, girato a Palermo nel maggio 2018, parteciperà a numerosi concorsi internazionali, regalando al pubblico la grandezza, ancora una volta, di un attore unico e amato in tutto il mondo. Coprotagonista del corto Francesca della Valle, compagna dell’artista, anche autrice e coproduttrice dell’opera con Giuseppe Romano, sceneggiatore e ideatore del progetto.

“È il suo testamento di Artista assolutamente geniale – racconta all’AGI Francesca della Valle – mi piace ricordare i fuoriscena e il backstage. Lando sentiva forte il richiamo della sua Palermo, città in cui è stato realizzato il corto, e questo si evince dalla vis interpretativa del linguaggio e della gestualità, immersa, in una luminosità accecante, tutta siciliana. Cercando i luoghi ove “girare”, Lando mi guidò alla scoperta della vecchia città della sua infanzia, che mi illustrava con voce profonda, pacata, con tutta la sicilianità di cui era imbevuta. Meravigliosa la musicalità che metteva nel racconto. Era evocativo di fatti e persone”.

Ma come affrontava Buzzanca il ‘lavoro’? “Insieme – racconta Francesca della Valle – studiavamo le battute e disegnavamo i personaggi in un costante confronto creativo. Immerso nei suoi pensieri scandiva i tempi di regia per la troupe tutta: luci, entrate/uscite, inquadrature; si percepiva che stava proiettando la storia che aveva, compiuta, nella sua mente. Durante le scene la sua capacità di improvvisazione di gesti, toni e parole era una eccezionale scuola di attore e regia per tutti. L’onirica scena del palazzo spettrale, le tende mosse dal vento, l’urlo nero, l’immagine della nobildonna fantasma in costume, che volle fosse interpretata da me, erano le realizzazioni del suo fluire filmico dietro i suoi occhi, evocative di un passato. Curò molto la scena finale sulla spiaggia, dove volle ci fosse la figura di un bambino con connotazione fortemente siciliana, che interpretasse in pochi tratti il futuribile, mai esaurito che era in lui, in Lando Buzzanca”.

“Lando Buzzanca è Rocco Maffone come fu il Vicerè, il Restauratore e ogni altra sua Persona – racconta ancora Francesca della Valle – Era divertente e ‘maestro’ quando provava i toni e i gesti da imprimere a tutti, entrando e uscendo dai vari personaggi, quando istruiva la “moglie”, che io scelsi per lui e che approvò entusiasta, una splendida attrice nella parte della megera laida, straordinaria nell’espressione e nel linguaggio duro di donna del popolo malavitoso. Ricordo il nostro bacio, durante una pausa tra una scena e l’altra, tra le vie di Palermo, immortalato, per caso, dalla segretaria di produzione”.

“Non andare” è la mia ultima battuta nel corto, nonché il suo inconscio, che dà il titolo e il senso all’intera opera” – spiega Francesca – Dopo le interpretazioni filmiche degli anni settanta, la produzione televisiva di “Mio Figlio” e de “Il restauratore” ne dimostrano la sensibilità drammatica su tematiche ante litteram. I vent’anni di Teatro resero all’uomo la grandezza dell’Attore Maestro. Fil rouge della sua opera artistica è ‘l’amore’, il collante di tutto.

È incredibile quanto tutto questo, paradossalmente, anticipi il momento finale della sua vita. Lando è morto il 18 dicembre 2022, dopo essere stato “imprigionato” per un anno, in una RSA dalla assurda discrezionalità della legge 6/04, contro la sua volontà, subendo mille abusi, di cui si dovrà rendere conto – conclude della Valle, che è anche presidente dell’Associazione Labirinto 14 Luglio che lotta per l’abrogazione della legge – È stato sostenuto solo da quel grande amore che lo legava al me, Francesca, sua promessa sposa, e dal desiderio spasmodico di libertà”.


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