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Torna libero lo chef Mario Di Ferro, accusato di spaccio di cocaina

Lo chef aveva, da subito, ammesso la cessione di stupefacente. Ma ha sempre negato di essere uno spacciatore e di avere fatto “un favore” ad amici, tra i quali anche l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè

Torna libero lo chef Mario Di Ferro, accusato di spaccio di cocaina. Lo ha deciso il gip di Palermo, accogliendo l’istanza avanzata dal legale dell’indagato, l’avvocato Claudio Gallina Montana. Disposto per lui, che era agli arresti domiciliari, l’obbligo di dimora.

Il gup a gennaio terrà l’udienza per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dall’accusa, il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Giovanni Antoci, oltre che per lo stesso di Ferro anche per per i fratelli Salvatore e Gioacchino Salamone (detenuti in carcere) e per Gaetano Di Vara, Giuseppe Menga e Pietro Accetta. Questi ultimi erano tre ex dipendenti del ristorante Villa Zito, gestito all’epoca dei fatti da Di Ferro, in cui sarebbero avvenuti gli episodi di spaccio.

Sono ventinove complessivamente le cessioni di cocaina contestate a Di Ferro che a sua volta le aveva ricevute dai fratelli Salamone. Lo chef aveva, da subito, ammesso la cessione di stupefacente. Ma ha sempre negato di essere uno spacciatore e di avere fatto “un favore” ad amici, tra i quali anche l’ex presidente dell’Ars e attuale deputato regionale, Gianfranco Miccichè, che è stato sentito dalla procura in veste di persona informata dei fatti.


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