Si fanno sempre più forti le tensioni nel centrodestra siciliano. A far scoppiare un nuovo caso, è stata la decisione della Protezione civile, guidata dal ministro siciliano Nello Musumeci, ex presidente della Regione, di rifiutare lo stato di emergenza nazionale nell’Isola dopo i roghi dello scorso luglio che causarono diverse vittime e misero in ginocchio famiglie e imprese a causa dei danni provocati dalle fiamme. Nel tentativo di spegnere la polemica è intervenuto lo stesso Musumeci annunciando per mercoledì a Roma una riunione con i direttori dei dipartimenti della Protezione civile nazionale e regionale per “un riesame della pratica relativa agli incendi estivi in Sicilia, nel tentativo di trovare una possibile soluzione. I due direttori, Fabrizio Curcio e Salvo Cocina, già da agosto si confrontano sul tema ma senza trovare una intesa, mi riferiscono gli uffici romani p,er carenza di documentazione da parte della Regione. Diverso invece il discorso sulle altre calamità – ha aggiunto Musumeci – solo nel 2023, infatti, all’Isola sono state destinate da Roma risorse per circa 94 milioni di euro”. Il problema “sta nella relativa norma del Codice di Protezione civile, che va rivista, assieme ad altri adeguatimenti. Ci stiamo lavorando e presto la cambieremo”.
La sensazione, tuttavia, è che gli spiragli siano pochi, per quello che le opposizioni regionali, M5s e Pd in testa, hanno subito bollato come “l’ennesimo schiaffo alla Sicilia da parte di un governo nazionale che, con l’inerzia complice di Schifani, sta distruggendo al Sicilia”. “Oggi – ha detto il deputato regionale Ismaele La Vardera (Sud chiama nord) – si va al voto in aula, ma serve che Schifani metta risorse diverse dai 2.7 milioni di euro. Tutta la querelle fra Roma e la Sicilia non deve gravare sulle famiglie e su quelle persone che hanno perso tutto”.
Dal canto suo il presidente della Regione siciliana ha reagito con durezza all’ennesimo scontro all’interno della maggioranza: “Uno Stato che nega ai cittadini il risarcimento di un danno di pubblico dominio, subito per colpe o eventi altrui, e lo fa sulla base di cavilli procedurali non applicati prima, non è lo Stato in cui mi riconosco”, ha commentato ieri in una nota. “Uno Stato che viene meno al principio della leale collaborazione dei suoi vari livelli, così come previsto dall’articolo 120 della Costituzione, non è lo Stato in cui mi riconosco. Contrasteremo questo ingiusto provvedimento in ogni sede amministrativa, giudiziaria, istituzionale e politica – ha aggiunto -. Ma assicuro i siciliani danneggiati dagli incendi estivi che se lo Stato centrale li vorrà abbandonare, non lo farà la Regione da me guidata, perché la tutela della collettività di un popolo e la sua tenuta sociale costituiscono un principio sacro e irrinunciabile. Mi accingo a convocare per la giornata di domani (oggi, ndr) una seduta straordinaria della giunta di governo per le determinazioni del caso”.
La giunta dovrebbe tenersi oggi pomeriggio alle 15 all’Ars, dove il governo è impegnato per l’esame della finanziaria. L’assemblea, infatti, dopo la pausa natalizia, tornerà oggi a riunirsi per l’approvazione degli ultimi articoli e di un maxi emendamento: l’aula precedente convocata alle 10 è stata aggiornata alle 12, ma non è ancora cominciata.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni