A giudizio con l’accusa di aborto colposo. Secondo il pubblico ministero Maria Barbara Grazia Cifalinò, le circostanze che hanno portato alla morte del feto di otto mesi, avvenuta lo scorso agosto, devono essere chiarite in un processo.
Il magistrato della procura ha disposto la citazione a giudizio di due ginecologi: Giovanni Lupo, in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì e Vincenzo Scattareggia, specialista curante della donna.
Lupo, secondo l’accusa, in occasione dell’accesso al pronto soccorso della donna, il 17 agosto scorso, avrebbe dovuto disporre il ricovero della donna e farle eseguire un parto urgente dopo avere rilevato una grave restrizione della crescita fetale. Scattareggia, invece, dopo essere stato informato della circostanza, due giorni dopo, avrebbe dovuto consigliarle di andare subito al pronto soccorso.
Il padre del bimbo e la compagna, attraverso il loro legale Antonio La Cola, hanno presentato una querela al commissariato chiedendo di accertare eventuali omissioni e negligenze legate alla morte del feto che aveva in grembo la donna che avrebbe dovuto partorire fra un mese. La 42enne, secondo quanto denunciato, avrebbe accusato dei dolori e una perdita ematica tanto da andare in ospedale dove fu disposto un ricovero e le fu detto che il bambino era vivo ma si era alimentato poco.
Per questo il consiglio fu di anticipare la visita col ginecologo che l’aveva in cura, peraltro in servizio nello stesso reparto ma non presente in quel momento, e indurre il parto per alimentarlo in maniera diversa. Nei giorni successivi, in occasione di una seconda visita da Scattareggia, le sarebbe stato comunicato il decesso del bimbo.
Il pm ha nominato un collegio di consulenti composto dal medico legale Antonio Guajana, dall’anatomo patologo Emiliano Maresi e dal ginecologo Antonio Luciano che hanno eseguito l’autopsia arrivando alla conclusione che la morte del feto si sarebbe evitata eseguendo un parto urgente il 17 agosto.
L’udienza predibattimentale è stata fissata per il 3 giugno davanti al giudice Rossella Ferraro. I difensori, gli avvocati Luigi Mulone e Fabio Li Calzi, potranno scegliere un giudizio alternativo al dibattimento.
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