La vittima fu travolta dalle acque di un fiume esondato perché aveva imboccato una strada pericolosa e proibita: è una delle tesi sostenute dagli avvocati difensori dei 12 imputati oggi assolti dal giudice monocratico del tribunale di Termini Imerese (Palermo).
Funzionari della Regione Sicilia, responsabili di Rfi, Rete ferroviaria, Anas e sindaco di Castronovo di Sicilia (Palermo), Francesco Giuseppe Onorato, rispondevano della morte di Giovanni Mazzara, avvenuta il 22 gennaio del 2017 a seguito dell’esondazione del torrente Morello, nel territorio proprio di Castronovo: il giudice Erina Cirincione ha pronunciato la sentenza con la formula “per non avere commesso il fatto”.
A giudizio c’erano, oltre a Onorato, il capo cantoniere Antonino Di Chiara e il cantoniere Giuseppe Marsala; Valerio Mele, responsabile del coordinamento territoriale Sicilia di Anas; Nicola Montesano, responsabile dell’area compartimentale strade di Palermo; Eutimio Mucilli, direttore regionale della struttura Anas; Antonio Marsella, dirigente area tecnica esercizio strade statali di Palermo; Rosaria Barresi, dirigente generale del dipartimento regionale dell’Ambiente; Salvatore Giglione, dirigente generale del comando regionale del corpo forestale; Carmelo Rogolino, responsabile della direzione territoriale produzione Rfi Palermo; Michele Martinelli, e Francesco Ripepi, responsabili dell’unità territoriale Rfi di Caltanissetta. Erano difesi dagli avvocati Pietro Sorce, Sergio Monaco, Fabio Ferrara, Massimo Motisi, Marco Aricò, Teo Caldarone, Alberto Gullino, Fabrizio Biondo, Antonio Ficarra, Giovanni Culora. Mazzara era alla guida di una Audi Q5, su cui viaggiava con tre passeggeri, tutti tratti in salvo e tutti, come la vittima, di Campofranco (Caltanissetta).
A causa delle intense piogge di quel giorno di gennaio di sette anni fa, il traffico era stato bloccato sulla statale 189 Palermo-Agrigento: il Suv aveva allora imboccato la provinciale 78, già chiusa e assolutamente vietata proprio per le condizioni di estremo pericolo di quel giorno. Da qui l’assoluzione, che ha escluso che la morte fosse stata provocata dalla situazione generale delle strade, da mancate manutenzioni e da interventi strutturali sul piano idrografico mai fatti.
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