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Le ‘ntuppatedde’ si prendono la scena, critico l’Arcivescovo: “Sant’Agata non è andata a fare un ballo in discoteca”

"La nostra apparizione, la mattina del 3 febbraio - risponde Elena Rosa a nome delle Ntuppatedde - rivendica la presenza del femminile nella festa, siamo devote alla santa, alla donna e alla libertà"

Foto Rai

Le donne si prendono la scena alla Festa di Sant’Agata di Catania. Vestite di bianco hanno sfilato dietro le candelore, suscitando il disappunto dell’arcivescovo Luigi Renna che nell’omelia della Messa dell’Aurora ieri ha detto: “Mi è dispiaciuto vedere ancora una volta dietro le candelore quelle ragazze vestite di bianco. Già in passato un mio predecessore aveva vietato la loro partecipazione. Ci sono tradizioni da tramandare e altre sanno di paganesimo e vanno sradicate. Sant’Agata è morta, non è andata a fare un ballo in discoteca. Per onorarla è meglio indossare il sacco e recitare la preghiera semplice del santo Rosario”.

“La nostra apparizione, la mattina del 3 febbraio – risponde Elena Rosa a nome delle Ntuppatedde – rivendica la presenza del femminile nella festa, siamo devote alla santa, alla donna e alla libertà. Sant’Agata – aggiunge in un contesto pervaso di orrore per lo stupro di una tredicenne in città – è morta non di morte naturale, ma per mano di uomo. Non abbiamo mai mancato di rispetto alla religiosità della festa e la nostra non è una ‘esibizione individualistica’, ma è relazione, comunità e aggregazione”

E aggiunge la ‘leader’ delle Ntuppatedde: “Nel 2013 siamo ritornate omaggiando le ultime ‘Ntuppatedde apparse nel 1868 quando furono insultate, fischiate e cacciate via in quanto donne che rivendicavano la propria libertà. Il passato persiste nel presente e qui si pone di nuovo una negazione che riguarda sempre la donna, vogliamo ritornare a negarle come nei secoli passati perché adesso danzano con un velo e un fiore in mano? Il nostro passo è così pericoloso? È necessario confrontarsi, dialogare e capire le motivazioni antropologiche e sociali che sottendono ad un movimento che perdura da più di dieci anni e che la gente ormai aspetta”.

D’altronde la Festa di Sant’Agata “perché si chiama festa e non Funerale di Sant’Agata? Perché le candelore si annacano e dunque danzano circondate dalle bande con il reportorio dei più disparati brani popolari? Perché i fuochi d’artificio? Perché un proliferare di fumi, banchetti e bancarelle festose? Perché è festa e la festa è dei cittadini e delle cittadine. Non siamo affatto noi il problema e lo scandalo della festa di Sant’Agata. Queste affermazioni che ci vogliono sradicare ci sembrano provenienti da un oscuro e triste passato oltre che anacronistiche, e ciò non fa che sottolineare l’importanza e la necessità sociale della nostra presenza”.


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