Tre anni e tre mesi di reclusione per le accuse di maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni della moglie: la sentenza di condanna, nei confronti di un trentasettenne di Canicattì, è stata emessa dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato. La donna sarebbe stata brutalmente picchiata con schiaffi, pugni e persino un bastone per almeno due anni.
Nemmeno la fuga in Germania da un’amica le sarebbe servita per evitare le violenze, perché il marito l’avrebbe contattata al telefono per minacciarla e costringerla a rientrare. In più di una circostanza, nel marzo del 2019, la donna sarebbe stata picchiata con una violenza inaudita tanto da riportare un trauma cranico e la frattura di alcuni denti.
L’uomo, infatti, non si sarebbe limitato a prenderla a pugni ma le avrebbe sbattuto la testa contro il muro. La pena inflitta dal tribunale è la metà rispetto ai 6 anni e 6 mesi chiesti dal pubblico ministero Giulia Sbocchia.
I giudici, accogliendo in parte le richieste del difensore, l’avvocato Luca Lalomia, hanno concesso le attenuanti generiche. L’imputato dovrà, inoltre, risarcire la donna, costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Teresa Alba Raguccia, con 15 mila euro. “Mi minacciava e picchiava continuamente, vivevo nel terrore”, ha raccontato la moglie in aula. “Prima non voleva che lo denunciassi, poi mi tormentava per farmi ritirare le querele. Non è servito nemmeno andare all’estero, perché mi ha telefonato minacciandomi che dovevo rientrare”.
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