“Le donne sono essenziali per il cambiamento, non sono solo elementi importanti nel processo, ma creano il dialogo” Caterina Caria dell’Institute for Economics and Peace (IEP) ne è convinta: “Quando le donne vengono coinvolte nei processi di pace, si ha più possibilità di successo. In Colombia nel 2012 le donne sono state una parte essenziale per il raggiungimento della stabilità. Quando investi su una donna, lo fai su tutta la comunità, è la ricetta giusta”. Caterina Caria, program manager per l’Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa dell’IEP, è tra gli esperti formatori che stanno seguendo a Palermo, i workshop del quarto Forum internazionale per la Pace, la Sicurezza e la Prosperità, cui partecipano in presenza cadetti e allievi ufficiali da accademie di 20 nazioni diverse, che diventano 52 con i Paesi collegati on line. I giovani stranieri si sono confrontati con gli studenti e universitari palermitani, su temi importanti come la sicurezza, il dialogo come risoluzione pacifica dei conflitti. Sono seguiti da accademici, professionisti militari e di pubblica sicurezza, operatori di pace, leader politici e amministratori, per esplorare le dinamiche della cosiddetta “pace positiva”. Tra gli argomenti trattati, appunto, l’Agenda internazionale “Donne, pace e sicurezza”, ma anche inclusione e ruolo delle minoranze nella costruzione di una pace duratura. “Viviamo in un mondo realmente pieno di atrocità, con molte incertezze e instabilità, abbiamo bisogno di sapere come risollevarci. Dobbiamo porre le basi per l’assistenza e la collaborazione tra popoli e affrontare le avversità. Costruire la resilienza porta alla pace positiva e aiuta a mantenerla” spiega Lobna Chérif, professoressa del Royal Military college in Canada, mentre Howard Coombs, direttore del Centre for International and Defense policy in Canada, ricorda che “Il lavoro delle Nazioni Unite è ancora molto rilevante, è l’unica organizzazione a livello internazionale che agisce per il mantenimento della pace anche in Paesi che non ne fanno parte, formando Forze di pace per intervenire in zone dilaniate da guerre, che chiedono aiuto”.
Oggi – mercoledì 20 marzo – terza e ultima giornata del Forum internazionale, di mattina a Palazzo Sclafani è prevista la simulazione di un consiglio di sicurezza dell’ONU, guidata dal Dottorato di Diritti umani: evoluzione, tutela e limiti del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo. Dalle 14.30 al Politeama la sessione aperta al pubblico e in diretta web (mediante accredito) e la premiazione dei vincitori del concorso scolastico internazionale a cui partecipano scuole superiori da ogni parte del mondo.
Al Forum partecipano i rappresentanti di 52 nazioni, in collegamento e in presenza: Italia, Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna; e Austria, Armenia, Belgio, Bulgaria, Cipro, Corea del Sud, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Georgia, Grecia, Irlanda, Kosovo, Lettonia, Lituania, Macedonia, Malesia, Olanda, Norvegia, Perù, Polonia, Portogallo, Rep. Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Svezia, Ucraina, Ungheria.
Quest’anno il Forum – nato su iniziativa dell’ “International Forum for Peace, Security and Prosperity” (IFPSP), ente no-profit fondato dal canadese Steve Gregory nel 2019 – può contare sul supporto di Regione Siciliana, Assessorato regionale all’Istruzione, Assemblea Regionale Siciliana, Fondazione Federico II, Comune e Città Metropolitana di Palermo, Fondazione Sicilia, l’Ufficio Scolastico regionale della Sicilia, Teatro Massimo, Stato Maggiore della Difesa rappresentato dal Comando Militare dell’Esercito in Sicilia, Assoarma e Assofante delegazioni di Palermo, il NATO Defence Education Enhancement Programme (DEEP), European Union Military Secondary Schools Forum (EUMSSF), l’International Association of Military Academies (IAMA), il Global Peace institute (GPI) e l’Institute for Economics and Peace (IEP).
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