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Morti sul lavoro, Sicilia in “zona arancione”: maglia nera per Palermo

L’ultima indagine sull’emergenza elaborata dal proprio team di esperti e che vede proprio nell’incidenza il vero indicatore di rischio per i lavoratori del nostro Paese

Sono 119 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 91 in occasione di lavoro (18 in più rispetto a febbraio 2023: +24,7%) e 28 in itinere (1 in più rispetto a febbraio 2023). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (17). Seguono: Lazio (8), Trentino-Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Campania (7), Sicilia, Puglia e Toscana (6), Veneto e Calabria (4), Marche, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Liguria e Sardegna (2), Valle d’Aosta e Umbria (1).

Per quanto riguarda le provincia siciliane, Siracusa con 110.211 occupati nei primi due mesi del 2024 non ha registrato alcuna morte sul lavoro; zero anche a Ragusa, Enna, Caltanissetta e Trapani. Catania registra una vittima su 318.580 occupati, una anche Messina su 176.546 occupati e una Agrigento su 121.666 lavoratori.

Maglia nera per Palermo che in soli due mesi conta tre vittime sul lavoro su 335.191 occupati.

“Un primo bimestre nero per le morti sul lavoro. A fine febbraio 2024 si contano 119 vittime, 19 in più rispetto a fine febbraio 2023. E l’incremento è più che allarmante quando si parla esclusivamente di morti avvenute in occasione di lavoro: +24,7%. Come sempre, poi, oltre ai numeri ciò che colpisce è l’incidenza di mortalità più elevata tra gli over 65 e, come accade negli ultimi anni, anche il dato relativo all’incidenza di mortalità dei lavoratori stranieri: ancora più che doppia rispetto agli italiani”, commenta Mauro Rossato, presidente dell’osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega di Mestre, introduce così l’ultima indagine sull’emergenza elaborata dal proprio team di esperti e che vede proprio nell’incidenza il vero indicatore di rischio per i lavoratori del nostro Paese poiché valuta il numero di vittime rispetto alla popolazione lavorativa.

A finire in zona rossa a febbraio 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 3,9 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Calabria. In zona arancione: Puglia, Sicilia, Campania, Abruzzo e Piemonte. In zona gialla: Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Sardegna, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria e Marche. In zona bianca: Umbria, Veneto, Basilicata e Molise.

All’inizio del 2024 è sempre il settore delle Costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 16. È seguito da Trasporti e Magazzinaggio (9), dal Commercio e dalle Attività Manifatturiere (7).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (33 su un totale di 91).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a febbraio 2024 sono 4, mentre 5 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 21, mentre sono 9 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
Il lunedì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo bimestre dell’anno (22%).

Le denunce di infortunio totali crescono del 7,2% rispetto a febbraio 2023. Erano, infatti, 86.483 a fine febbraio 2023, nel 2024 sono passate a 92.711.

“Dopo il tragico boom delle denunce di infortunio in tempo di Covid (tra il 2020 e il 2021), tra il 2022 e il 2023 le denunce sono diminuite in modo più che significativo proprio a seguito della fine dell’emergenza sanitaria. Ora, però – sottolinea il presidente Mauro Rossato – i decrementi ‘gonfiati’ dalla conclusione della pandemia lasciano purtroppo lo spazio ad un nuovo incremento in cui non ci sono più virus a giustificare la preoccupante tendenza, ma solo l’insicurezza sul lavoro nel nostro Paese”.


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