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Il Pd sui termovalorizzatori in Sicilia: “Nessuna chiarezza, investimento faraonico dai costi e benefici ignoti”

Un annuncio su cui si levano numerosi dubbi

“Cosa vuole fare il governo Schifani coi rifiuti? Mandare il 100% all’incenerimento? Quello che riscontriamo è che ora il presidente accelera sul fronte gestione della crisi rifiuti in Sicilia ma ciò avviene dopo 7 anni di governi di destra, dopo che sono state ignorate le segnalazioni dell’ANAC sulla natura delle SRR, sulla totale mancanza di un programma di impiantistica e sul rischio concreto di oligopolio nella gestione del trasporto e delle discariche”. Lo dice il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, a proposito dell’annunciato piano di Palazzo d’Orleans che prevede la realizzazione di due termovalorizzatori in Sicilia, uno a Palermo e l’altro nel Catanese. Un annuncio su cui si levano numerosi dubbi.

Sulla futura realizzazione dell’impianto nella zona orientale dell’isola al segretario regionale, interviene anche la segretaria provinciale della federazione PD di Catania, Maria Grazia Leone: “Nutriamo fortissime perplessità non solo sulla scelta in sé, ma anche sulla su specifica collocazione”.

Secondo il PD, insomma, ci sono troppi quesiti senza risposte argomentate. ”Un termovalorizzatore di questa dimensione infatti necessita di un apporto costante di rifiuti, quanto ci costerà in termini economici e ambientali? E quanto costerà, poi, compensare le emissioni di CO2? Questo investimento faraonico servirà a fare risparmiare i cittadini? Allo stato dei fatti – afferma Leone -, riteniamo proprio di no. Siamo di fronte alla mancanza di una strategia a lungo termine, in cui la politica latita mentre si assiste solo ed esclusivamente ad uno scontro tutto interno alle forze di governo. E’ iniziata la campagna elettorale per le Europee mentre i signori delle discariche continuano ad arricchirsi e comuni e famiglie ad affondare nel mare torbido dei prezzi variabili e dei servizi inefficienti”.

“Vero è che in tutte le metropoli d’Europa ci sono i termovalorizzatori, ma è altrettanto vero che – sostengono Barbagallo e Leone- li hanno costruiti 10 anni fa. Mentre noi, che siamo europeisti, arriviamo a tempo scaduto, quando ora l’Unione Europea, nella sua strategia di trattamento dei rifiuti chiede di implementare piani di decomissioning, individuando nel riciclo e nel recupero di materia le vie principali di trattamento. Sono già state stimate le emissioni di CO2 (gas climalterante) degli impianti a cui si pensa? Se l’Europa – concludono – chiede il raggiungimento della neutralità climatica – al 2050 – e gli inceneritori dovranno adeguarsi ai meccanismi ETS (Emission Trading Scheme) di scambio delle quote di emissioni di CO2 entro il 2026, di quanto aumenteranno i costi di esercizio?”.


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