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Ripresa senza la sua volontà, inviato delle Iene condannato

I fatti riguardano il terzo servizio televisivo realizzato da Mediaset e mandato in onda dal noto programma televisivo “Le Iene” nel febbraio del 2016, relativo al procedimento penale che vedeva imputata la professionista

Cinque mesi di reclusione per l’accusa di violenza privata: il giudice monocratico di Agrigento, Rossella Ferraro, ha condannato l’inviato delle Iene Gaetano Pecoraro e l’operatore Antonio Maria Fontana Paesano in relazione a servizi video sull’avvocata Francesca Picone. I fatti riguardano il terzo servizio televisivo realizzato da Mediaset e mandato in onda dal noto programma televisivo “Le Iene” nel febbraio del 2016, relativo al procedimento penale che vedeva imputata la professionista.

L’avvocato in un primo momento era stata condannata a 4 anni per estorsione ai danni di alcuni clienti, reato poi riqualificato e prescritto in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e, infine, annullato dalla Cassazione con motivazioni ancora non depositate.

L’inviato della trasmissione ha spiegato di aver messo una mano sulla portiera dell’auto dove l’avvocatessa stava per entrare, mentre faceva delle domande a cui lei stava rispondendo. Commenta, in una nota, l’avvocato Angelo Farruggia che ha assistito la collega costituita parte civile: “Dopo due diverse ordinanze del tribunale civile di Agrigento che avevano disposto il divieto di pubblicazione e la rimozione dai profili social dell’emittente televisiva, in quanto diffamatori i tre servizi televisivi realizzati dalla redazione delle Iene e mandati in onda nel dicembre 2016 e febbraio 2018 oggi, dopo la cancellazione a opera della Corte di Cassazione di ogni accusa penale a carico dell’avvocato Picone, arriva la condanna di chi, nonostante i reiterati inviti alla prudenza, con spavalderia non ha esitato a comminare condanne mediatiche irrevocabili con ciò interferendo nel procedimento penale in corso”. Farruggia aggiunge: “Il precedente assume rilievo nel panorama della giurisprudenza nazionale poiché vale a definire meglio i confini del bilanciamento tra il diritto all’informazione e alla cronaca giudiziaria e la libertà di autodeterminarsi dell’individuo”.


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