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Assolta l’ex dirigente regionale accusata di peculato

L’indagine ruotava attorno alle somme che la Regione per anni aveva concesso agli enti di formazione in aggiunta alle cifre inizialmente previste dal piano dell’offerta formativa

La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione di Anna Rosa Corsello dall’accusa di peculato: l’ex dirigente regionale siciliana della Formazione, oggi in pensione, era imputata nell’ambito della vicenda dei cosiddetti extra-budget in favore degli enti che si occupavano della formazione professionale. In primo grado la donna, difesa dagli avvocati Salvatore Modica e Salvatore Tamburo, era già stata scagionata con formula piena.

L’indagine ruotava attorno alle somme che la Regione per anni aveva concesso agli enti di formazione in aggiunta alle cifre inizialmente previste dal piano dell’offerta formativa: integrazioni che la Corte dei conti aveva ritenuto illegittime. La guardia di finanza aveva ricostruito che, nel complesso, gli sforamenti avrebbero toccato quasi 12 milioni. Una spesa che, in base a quanto sosteneva la Procura, non doveva essere nemmeno autorizzata. Ritenuto illecito anche il meccanismo di recupero dei finanziamenti – e di questo rispondevano sia la Corsello che l’ex segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso – attraverso forme di “compensazione” non ammesse.

I legali dell’ex responsabile della formazione in Sicilia hanno invece dimostrato in entrambi i gradi di giudizio come l’operato della loro assistita fosse del tutto regolare. Anche la Monterosso era stata giudicata e assolta in un processo separato, svolto col rito abbreviato. “I finanziamenti extrabudget – commenta Corsello nella sua pagina Facebook – erano stati erogati illegittimamente agli enti di formazione professionale e da me recuperati mentre ricoprivo il ruolo di dirigente generale. Questa sentenza acclara definitivamente la liceità del mio operato, peraltro già ritenuto legittimo dal Tar e dal Cga e sul quale, per circa un decennio, sono state elaborate ipotesi di reato totalmente infondate, puntualmente smentite in sede giudicante”.


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