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Miccichè e l’utilizzo dell’auto blu: “peculato? Ce la su…”. E ne avrebbe beneficiato anche… il gatto

Emergono nuovi dettagli

“I singoli episodi nei quali si concretizzano le condotte di peculato contestate in via provvisoria in questa sede a Miccichè restituiscono un quadro, a dir poco desolante, caratterizzato da un costante piegamento all’assolvimento di interessi del tutto privati di un bene in dotazione ad una pubblica amministrazione e con una regolamentazione del suo utilizzo a destinazione pubblicistica. Miccichè, serbando il tipico atteggiamento uti dominus sulla vettura di servizio, si è di fatto appropriato della stessa, non solo disponendo a suo piacimento del mezzo e del relativo autista per le più varie esigenze di carattere personale ma consentendo anche che ne disponessero in analoga maniera i suoi familiari o i suoi collaboratori domestici”. E’ quanto si legge nel provvedimento emesso dal gip di Palermo, Rosario Di Gioia, che ha disposto il divieto di dimora a Cefaù per l’ex presidente dell’Ars e attuale deputato regionale, Gianfranco Miccichè e e l’obbligo di dimora nei comuni di Palermo e Monreale per Maurizio Messina, assistente parlamentare con funzioni di autista di Miccichè. Le accuse contestate dalla Procura di Palermo sono peculato, truffa aggravata ai danni dell’Assemblea regionale siciliana e false attestazioni per fatti avvenuti a partire da marzo 2023 e fino a novembre scorso. Sono molteplici i fatti oggetto dell’indagine, almeno 33 gli episodi di uso illegittimo dell’auto blu. Tra cui, ad esempio, il trasporto di farmaci (20 giugno ‘23), di piante di bambù da Catania a Palermo che poi non avviene. Ma anche teglie di pasta al forno, il trasporto del gatto della figlia in una clinica veterinaria di Palermo.

A disporlo è la moglie del deputato: “No, non mi trovi … devi portare – dice la donna ad un collaboratore del marito – il gatto a Cochi (figlia di Gianfranco, ndr) … in via Marconi, oa ti mando l’indirizzo”. Successivamente lo stesso collaboratore contatta la figlia del deputato e le dice: “Io sto salendo (a Cefalù, ndr), quindi per pranzo scendere e te la porto (la gatta, ndr)”, aggiungendo “massimo, massimo alle 2 sono da te”, In quest’ultimo caso l’autista (Messina) avrebbe sollevato obiezioni sull’opportunità di trasportare il gatto sull’auto di servizio. Ma “dalla lettura complessiva delle captazioni – si legge nel provvedimento – dalle celle radiofoniche dei tabulati telefonici e dal Gps dell’autovettura di servizio si può ragionevolmente ipotizzare la seguente dinamica dei fatti: Messina e Vito Scardina (il factotum, ndr), con l’autovettura di servizio si sono recati a Cefalù, con l’incombenza, tra le altre assegnate allo Scardina, di prelevare il gatto di famiglia per portarlo dal veterinario a Palermo. Malgrado le iniziali resistenze del Messina, Scardina avrebbe fatto rientro a Palermo sull’auto di servizio guidata da Messina con il gatto… ma temendo di poter essere attenzionati per indagini in corso, Messina ha riaccompagnato a casa Scardina (ed il gatto), che poi provvedeva a raggiungere autonomamente la clinica veterinaria con il gatto”.

“Stai tranquilla che sul peculato, proprio, na puonnu (ce la possono, ndr) sucare altamente”. Così il 4 luglio 2023 si esprimeva Giovanni – detto Gianfranco – Miccichè parlando al telefono con una collaboratrice che commentando alcune notizie di stampa lo allertava, in qualche modo, sulle indagini che la Guardia di finanza stava conducendo all’Ars, proprio sull’utilizzo delle “auto blu”. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip di Palermo, Rosario Di Gioia, che questa mattina, accogliendo le richieste della procura, ha disposto il divieto di dimora a Cefalù per l’ex presidente dell’Ars e attuale deputato regionale Gianfranco Miccichè e l’obbligo di dimora nei Comuni di Palermo e Monreale per Maurizio Messina, assistente parlamentare con funzioni di autista di Miccichè. Le accuse contestate sono peculato, truffa aggravata ai danni dell’Assemblea Regionale Siciliana e false attestazioni per fatti avvenuti a partire da marzo 2023 e fino a novembre scorso, “da cui si ha modo di ritenere in via gravemente indiziaria che l’utilizzo della vettura da parte del Miccichè – scrive il gip – sia avvenuto al solo fine di assecondare interessi privati, propri o della cerchia di familiari, amici e conoscenti, con la distrazione del bene dalla finalità pubblicistica impressa”.


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