Quattordici anni e sei mesi di reclusione per l’accusa di avere investito e ucciso il futuro consuocero per bloccare le nozze dei propri figli. La Corte di assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, tuttavia, come sostenuto dal difensore del tabaccaio 78enne di Canicattì, Luigi Lalomia, l’avvocato Calogero Meli, ha escluso che si sia trattato di un omicidio volontario.
La morte del sessantenne Mario Vincenzo Lauricella sarebbe una conseguenza non voluta dell’aggressione che, peraltro, non sarebbe stata premeditata. Cade anche l’accusa di tentato omicidio ai danni della figlia della vittima ovvero fidanzata e promessa sposa del figlio dell’imputato: la ragazza si trovava insieme al padre quando il furgone Doblò dell’imputato si sarebbe schiantato contro di loro.
Anche in questo caso i giudici hanno riqualificato l’accusa in lesioni personali.
Il pubblico ministero Paola Vetro, per le accuse originarie di omicidio premeditato e tentato omicidio, aveva chiesto la condanna a 26 anni.
Lauricella, secondo la ricostruzione iniziale dell’episodio, il 30 maggio del 2021, sarebbe stato preso a bastonate e investito con un furgone a causa di un contrasto legato al futuro matrimonio dei loro figli che non sarebbe stato gradito da Lalomia.
La futura nuora rischiò invece di essere investita dal furgone e venne salvata dal gesto eroico del padre che, vedendo il mezzo piombargli contro, l’avrebbe spinta via. A ridisegnare un quadro un pò diverso rispetto all’ipotesi accusatoria è stata una perizia che ha chiarito le versioni contrastanti.
L’ingegnere Grazia La Cara, incaricata dalla Corte di assise di ricostruire la dinamica, ha sostenuto che Lalomia sarebbe stato aggredito dalla vittima che avrebbe preso a bastonate il furgone quando lo ha visto arrivare. L’imputato avrebbe poi investito lo stesso Lauricella e la figlia prima di fuggire “facendo l’unica manovra possibile”. Lauricella è morto il 16 luglio del 2021 a distanza di un mese e mezzo dall’investimento avvenuto il 30 maggio.
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