Il tribunale di Marsala (Trapani), presieduto da Alessandra Camassa, ha condannato a 18 anni Giovanni Antonio Beltrallo e a otto anni Leonarda Furnari, giudicati colpevoli, assieme ad altri due imputati, nel processo denominato “Ermes 3”, istruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Alla sbarra sei persone, quasi tutte di Castelvetrano (Trapani). L’operazione antimafia “Ermes 3” il 20 giugno 2020 portò a due arresti e a 13 denunce, nell’ottica di togliere punti di riferimento all’allora latitante Matteo Messina Denaro, catturato a Palermo il 16 gennaio 2023 e morto il successivo 25 settembre.
I giudici hanno accolto le tesi del pm Gianluca De Leo, infliggendo 15 anni anche a Melchiorre Vivona e 9 anni e 4 mesi ad Antonino Stella. Unico assolto è Vincenzo La Cascia, mentre a Domenico Salvatore Zerilli è stata applicata la prescrizione.
Nell’ambito delle indagini era stata perquisita, quattro anni fa, la casa della madre di Messina Denaro, Lorenza Santangelo. I reati vario titolo contestati dalla Dda sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro, che inizialmente era uno degli imputati del processo.
Nel corso del blitz operato, quattro anni fa, dalla Squadra mobile di Trapani venne perquisita, a Castelvetrano, la casa della madre dell’ex latitante. Gli altri indagati avevano scelto il rito abbreviato e per il loro processo c’è stata la pronuncia della Cassazione un mese fa.
La seconda sezione della Suprema Corte, accogliendo le richieste della difesa, ha annullato quattro delle sei condanne inflitte, il 5 aprile 2023, dalla quarta sezione della Corte d’appello di Palermo. Due delle quattro condanne sono state annullate con rinvio a diversa sezione della Corte d’appello di Palermo per la rideterminazione della pena.
La difesa ha, infatti, sostenuto che l’appartenenza a Cosa nostra di Marco Manzo, 59 anni di Campobello di Mazara, condannato a 9 anni di carcere, e di Giuseppe Calcagno, di 49 anni nato a Marsala ma residente a Campobello di Mazara, condannato a 6 anni e 8 mesi, risale agli anni precedenti al 2015, quando, in giugno, entrò in vigore la legge che inaspriva le pene per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. I difensori avevano sostenuto la stessa tesi, senza successo, sia in primo che in secondo grado. Manzo e Calcagno furono i soli a essere arrestati nell’operazione “Ermes 3”.
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