Migliorano costantemente le condizioni dei due sopravvissuti alla strage di Vittoria che ha colpito la famiglia Zaouali. Wajdi Zaouali, 30 anni, nella notte del 13 giugno aveva appiccato il fuoco alla casa di famiglia di via Unità a Vittoria, mentre i suoi parenti – mamma, papà e due delle tre sorelle – si trovavano all’interno. Fu una strage. La madre Mariem Sassi, 55 anni, e la sorella maggiore Samah morirono a poche ore l’una dall’altra nella stessa mattinata. Il padre Kamel, 57 anni, e la sorella Omaima, 19 anni, sono tutt’ora ricoverati ai centri grandi ustioni di Palermo e Catania, con condizioni in miglioramento ma ancora serie per il forte rischio infezioni; hanno ustioni di secondo e terzo grado in una vasta superficie del corpo (41 e 50 per cento).
Per la giornata odierna, il comune di Vittoria ha proclamato il lutto cittadino, “ritenendo di interpretare il sentimento dell’intera collettività cittadina e di esprimere a nome di essa e delle istituzioni locali, in forma ufficiale, il cordoglio e il dolore per questa tragica perdita, rappresentando alla famiglia e a tutta la comunità tunisina la vicinanza e l’affranto”. Sul fronte giudiziario, Wajdi, che venne arrestato nei pressi della stazione di Vittoria mentre cercava di darsi alla fuga, è tuttora rinchiuso in carcere. Ha problemi psichici per i quali era seguito anche dal dipartimento di salute mentale.
Per il prossimo 2 luglio la Procura di Ragusa ha disposto la consegna di una bottiglia di plastica all’Unità indagini cliniche forensi della Polizia scientifica, per repertazione scientifica e accertamenti biologici. Il team scientifico dovrà stabilire la natura del liquido che era contenuto nella bottiglia repertata sul luogo dell’incendio allo scopo di contribuire a ricostruire in modo quanto preciso possibile la dinamica di quanto avvenuto e se vi sia stata, appunto, una sostanza infiammabile ad agevolare le fiamme. Anche dagli esiti dell’autopsia una delle questioni in esame riguardava la presenza di residui di combustibile tra le tracce biologiche sui corpi delle vittime.
Le ipotesi accusatorie in capo a Wajdi, riguardano l’incendio doloso, omicidio, tentato omicidio aggravati dai vincoli familiari, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’avere agito in circostanze tali da ostacolare la privata difesa.
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