Elena e Salvuccio sposi. La notizia delle nozze del terzogenito di Totò Riina, Giuseppe Salvatore detto Salvo o appunto Salvuccio, nato nel 1977 durante la latitanza del padre, risale a un paio di mesi fa, ma si è appresa soltanto ora, dopo i festeggiamenti.
La festa si è svolta infatti a Corleone (Palermo) paese di origine del padre e della madre, Ninetta Bagarella, che si sposò con il capo di Cosa nostra durante la latitanza, nel 1974. Il matrimonio di Elena e Salvo è stato celebrato in Spagna e la festa nuziale siciliana si è tenuta in contrada Piano Schiera, in un ristorante corleonese. Riina junior è tornato a vivere nel paese di origine della famiglia, dopo avere scontato una condanna a otto anni e 10 mesi per associazione mafiosa ed essere stato affidato ai servizi sociali in Veneto prima è in Umbria poi, occupandosi di giovani con problemi di droga. Non ha mai rinnegato il padre, morto nel 2017 al 41 bis, né le origini, ma ha scritto un libro Riina family life, in cui raccontava passaggi della vita da adolescente trascorsa in latitanza. Ha tre fratelli, Giovanni mi sono nato nel 1976 e da oltre 20 anni all’ergastolo, Maria Concetta, che è la primogenita, e Lucia, l’ultima dei quattro figli della coppia Riina Bagarella.
A Ferragosto Salvuccio Riina, il figlio del feroce capo dei capi di Cosa nostra, aveva postato su Instagram una sua foto con scritto “Buon Ferragosto a tutti voi da via Scorsone 24, 90034, Corleone”. Ma la via, dove storicamente risiede la famiglia del defunto capomafia, da qualche tempo è intitolata al giudice Cesare Terranova, ucciso il 25 settembre 1979, insieme al maresciallo Lenin Mancuso, addetto alla sicurezza e suo storico collaboratore.
Una inquietante provocazione, dunque, un “vile attacco” per il Comune che prende le distanze dall’ingombrante concittadino che recentemente si è sposato in Spagna per poi festeggiare le nozze in un ristorante del paese natale con oltre 200 invitati. Altro indizio della sua voglia di riaffermare platealmente la sua presenza contro cui prende posizione l’amministrazione comunale: “Pur non volendo dare ulteriore visibilità a chi periodicamente ne è alla ricerca – afferma il Comune – il sindaco, la giunta, il presidente del Consiglio comunale e i consiglieri tutti prendono nettamente le distanze da tali dichiarazioni e condannano fermamente tale spavalderia, che suona come un vile attacco allo Stato e alle Istituzioni. Le esternazioni di Riina jr, con il riferimento al vecchio nome della via oggi intitolata al giudice Cesare Terranova, non fanno altro che accentuare una visione negativa e distorta di Corleone, appannando gli sforzi che ogni giorno vengono compiuti dalla comunità per affrancarsi da una nomea legata a mafia e malaffare. Corleone non è mafia. Corleone è storia, cultura, libertà, ma soprattutto Corleone è legalità, tutte caratteristiche che personaggi altamente discutibili non potranno mai scalfire”.
“Quella di Totò Riina jr non è può essere derubricata a una semplice boutade ferragostana. In quel gesto, in quel post, sono racchiusi un messaggio potenzialmente mafioso e sembra configurarsi come una sfida allo Stato. Non vi è niente di casuale in quell’oltraggio alla memoria di un degno figlio della società civile, di un uomo che per sfidare il potere occulto della mafia ha messo sul piatto della bilancia la propria vita. Dobbiamo innalzare l’asticella dell’attenzione anche sul piano della comunicazione sui social media, perché lì, in quella rete immensa di interazioni possono passare, inosservati, messaggi che portano la firma sulfurea di Cosa nostra. ‘Il mezzo è il messaggio’ diceva Mc Luhan, padre dell’odierna comunicazione di massa, e il post di Riina jr ha inteso nascondere qualcosa di molto più pericoloso rispetto a un semplice messaggio estivo da condividere sui social. Oltre a offendere la memoria del giudice Terranova si è voluto ribadire il fronte mafioso che si oppone allo Stato. Noi vigileremo, onore a Cesare Terranova. E certamente ha fatto bene l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Walter Ra’, a prendere platealmente posizione contro questo ennesimo oltraggio alla comunità corleonese”. A dirlo il senatore di Fratelli d’Italia, Raoul Russo, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
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