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Fuga di notizie, la procura chiede l’assoluzione degli ufficiali

L'accusa a carico dei tre ufficiali era quella di avere rivelato la notizia riservata dell'imminente arresto di un maresciallo all'epoca dei fatti, in servizio alla Compagnia di Licata, coinvolto in un giro di tangenti

Confermare l’assoluzione perché il fatto non sussiste: secondo i magistrati della procura generale di Palermo Carlo Lenzi e Giuseppe Fici, che rappresentano la pubblica accusa al processo d’appello, la sentenza di primo grado a carico dell’ex comandante provinciale dei carabinieri Vittorio Stingo e di due ufficiali – Augusto Petrocchi e Carmelo Caccetta – accusati di rivelazione di segreto di ufficio, va confermata. Il verdetto era stato emesso il 24 maggio dell’anno scorso dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo.

L’accusa a carico dei tre ufficiali era quella di avere rivelato la notizia riservata dell’imminente arresto di un maresciallo all’epoca dei fatti, in servizio alla Compagnia di Licata, coinvolto in un giro di tangenti. La vicenda risale al giugno del 2021: l’allora procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, comunica – “lecitamente”, come sottolineava l’atto di accusa – a Stingo che il Ros di Palermo aveva in corso un’attività di indagine che coinvolgeva alcuni suoi uomini e, in particolare, alcuni carabinieri della Compagnia di Licata. Da settembre dello stesso anno e fino al giugno successivo, sempre in maniera legittima, secondo la ricostruzione accusatoria, un alto ufficiale dell’Anticrimine aggiorna Stingo, evidentemente per ragioni istituzionali, degli sviluppi della vicenda comunicandogli che il militare indagato era il luogotenente Gianfranco Antonuccio, in servizio alla Compagnia di Licata, che da lì a breve fu arrestato con l’accusa di avere chiesto tangenti in cambio di favori e coperture. L’ufficiale lo informò degli sviluppi dell’indagine e della possibilità di una misura cautelare.

Stingo “violando i doveri inerenti le funzioni – secondo l’accusa che non ha retto al processo – rivela le circostanze al sottoposto capitano Petrocchi, a capo della Compagnia di Licata, al fine di avviare una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale di Antonuccio”. Secondo la tesi, bocciata nel processo, sarebbe partita una fuga di notizie “a cascata” con la finalità personalistica di fare trasferire Antonuccio evitando l’onta di averlo alle dipendenze del Comando al momento dell’arresto. Caccetta, anch’egli in servizio alla Compagnia di Licata, al contrario di Stingo e Petrocchi, sempre secondo l’accusa iniziale, ne avrebbe parlato a un collega solo per metterlo in guardia ed evitargli guai. L’ufficiale viene intercettato “di rimbalzo”, il 15 giugno del 2022, nell’ambito dell’indagine a carico dello stesso Antonuccio. Un anno e 6 mesi era la richiesta di condanna, in primo grado, per Stingo, accusato pure di calunnia ai danni del collega Antonello Parasaliti; 8 mesi per Petrocchi e 2 mesi e 20 giorni per Caccetta. Le pene proposte erano ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato. Accuse ritenute del tutto insussistenti dal gup di Agrigento che ne ha deciso l’assoluzione. Sentenza di cui, adesso, i magistrati della procura generale di Palermo chiedono la conferma. Dopo la requisitoria ci sono state le arringhe difensive degli avvocati Salvatore Pennica e Santo Lucia. Il 3 dicembre, dopo l’intervento conclusivo del legale Daniela Posante, i giudici della Corte di appello emetteranno la sentenza.


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