fbpx

In tendenza

È morto Totò Schillaci, l’eroe delle Notti Magiche ci lascia a 59 anni

Era ricoverato da alcuni giorni al Civico di Palermo per l'aggravarsi di un tumore di cui era affetto da tempo

E’ morto Totò Schillaci, il centravanti palermitano di Juve, Inter e Nazionale. L’eroe delle notti magiche di Italia 90. Era ricoverato da alcuni giorni al Civico di Palermo per l’aggravarsi di un tumore di cui era affetto da tempo.

Il 7 settembre era stato ricoverato nel reparto di pneumologia Civico di Palermo sabato 7 settembre dopo che il quadro si era aggravato a causa di una polmonite. Schillaci era nato a Palermo il 1° dicembre 1964 e si era sposato due volte, con Rita e Barbara: lascia tre figli, Jessica, Mattia e Nicole.

Il Palermo FC, con il presidente Dario Mirri e tutta la famiglia City Football Group, “esprime il proprio grande cordoglio per la prematura scomparsa di Salvatore Schillaci e si stringe al dolore della famiglia di Francesco Di Mariano”. Protagonista assoluto delle “Notti Magiche” di Italia ’90, Totò Schillaci, 59 anni, “ha scritto con i suoi gol pagine indelebili della storia del calcio, regalando pura gioia ai palermitani in tutto il mondo”.

Totò Schillaci è morto alle 9:55 all’ospedale Civico di Palermo dove era ricoverato per l’aggravarsi di un tumore. Lo comunica l’azienda ospedaliera. L’1 dicembre avrebbe compiuto 60 anni. “La Direzione e il personale sono vicini alla famiglia nel ricordo anche dell’affetto di cui ha sempre goduto il grande campione”, scrive la direzione sanitaria.

Di lui la Treccani scrive che è stato “l’eroe di una sola stagione”, il protagonista di una favola, breve, ma indimenticabile. Le notti magiche di Italia 90, che avevano la colonna sonora di “Un’estate italiana” di Gianna Nannini, portano il segno delle sue gesta e dei suoi occhi increduli, quasi spiritati e apparentemente spaesati, sgranati come fari micidiali puntati sulla rete avversaria. Totò Schillaci, morto alle 9.55 nel reparto di pneumologia dell’ospedale Civico di Palermo per un cancro al colon, avrebbe compiuto 60 anni il primo dicembre. Ex calciatore di Juventus e Inter, capocannoniere della nazionale ai mondiali di Italia 90, ‘manovale’ del gol e della vita, venuto faticosamente fuori dalla periferia di Palermo, dal quartiere San Giovanni Apostolo: il nome di un santo per un pezzo di città marginale, come si usa da queste parti, il Cep, Centro espansione periferica.

Il suo esordio in serie A è del 27 agosto 1989 (Juventus-Bologna, 1-1). Ma prima una lunga gavetta: 1981-82 con l’Amat Palermo; 1982-89 con il Messina. Fino ai grandi palcoscenici: 1989-92, Juventus; 1992-94, Inter; 1994-97, Jubilo Iwata. In nazionale: 16 presenze e 7 reti (esordio: 31 marzo 1990, Svizzera-Italia, 0-1. Nella sua bacheca una Coppa Italia (1989-90), due Coppe Uefa (1989-90, 1993-94).

Chiamato dalla Juventus nel 1992 dopo 7 anni al Messina, il centravanti siciliano si segnalò con 15 gol nel suo primo Campionato di serie A, meritando per questo il ruolo di riserva di Vialli e di Carnevale ai Mondiali del 1990 disputati in Italia. Ma già al primo incontro, entrato in campo a pochi minuti dalla fine nella partita con l’Austria, realizzò la rete della vittoria. E non si fermò più: ogni partita un gol, quasi sempre decisivo, di rapina, d’astuzia, di potenza. Segnò contro la Cecoslovacchia, l’Uruguay, l’Irlanda, anche contro l’Argentina, ma non bastò all’Italia per andare in finale. Segnò infine contro l’Inghilterra e l’Italia si classificò al terzo posto. A New York ribattezzarono la Venticinquesima Strada ‘Schillaci Boulevard’. La sua favola poi assunse tinte meno esaltanti: nei successivi due campionati alla Juventus, 60 presenze e 11 reti. All’Inter, dove forse non venne mai accettato né capito, disputò appena 30 partite, facendo 11 gol in due stagioni. Lasciò l’Italia per tentare l’avventura giapponese dove nelle prime due stagioni segnò una cinquantina di reti.

Tornato nel Belpaese ha aperto una scuola calcio a Palermo perché non ha mai dimenticato da dove è venuto. Quindi, la briosa esperienza televisiva di Pechino Express e il tumore che ha sfidato sino alla fine, nella sua partita più importante per la vita. Non ha mai indossato i colori rosanero, ma la città lo sente suo questo eterno ragazzo di periferia.

«Con Totò Schillaci se ne va un campione che è diventato l’icona del calcio italiano nel mondo. I suoi occhi sgranati per una decisione arbitrale non condivisa sono l’immagine simbolo dei Mondiali del 1990, dei quali fu assoluto protagonista grazie ai suoi goal che regalarono agli italiani le notti magiche rimaste nella memoria di tutti. Schillaci è stato il simbolo della tenacia, della voglia di trovare un riscatto a una vita di sacrifici che è andata persino oltre al talento, consentendogli di costruire una grande carriera, partendo dal Messina fino ad arrivare a grandi club come Juventus e Inter e alla consacrazione in Nazionale. Totò ha amato profondamente la sua città, Palermo, operando nel sociale in favore dei giovani. Nell’onorare il ricordo di questo grande uomo di sport, rivolgo ai suoi familiari il messaggio di vicinanza e cordoglio mio personale e a nome di tutti i siciliani». Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

“Ci lascia un’icona del calcio, un uomo entrato nel cuore degli italiani e degli amanti dello sport nel mondo. Salvatore Schillaci, per tutti Totò, il bomber delle notti magiche di Italia ’90 con la nostra Nazionale. Grazie per le emozioni che ci hai regalato, per averci fatto sognare, esultare, abbracciare e sventolare il nostro Tricolore. Buon viaggio, campione”. Così, in un post su X, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni commenta la scomparsa del famoso calciatore.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni