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Corruzione in carcere, agente penitenziario accusato di favorire detenuto in cambio di informazioni su scommesse sportive

L’attività investigativa permetteva di far emergere l’intestazione fittizia del notissimo bar catanese denominato “Caffè Etna S.r.l.s.”, intestato a soggetti “di comodo”, al fine di eludere misure di prevenzione

Il 2 ottobre 2024, su delega della Procura di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, personali e reali, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Catania nei confronti di: Antonio Di Grazia (classe 1981) e Carmen Palo (classe 1981), in quanto gravemente indiziati, in concorso tra loro, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose e di accesso abusivo a sistemi informatici con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose.

Le indagini hanno permesso di acquisire, allo stato degli atti, elementi che dimostrerebbero la sussistenza di condotte illecite di natura corruttiva che vedevano, come soggetti attivi, un agente penitenziario, Palo Carmen, in servizio nella casa Circondariale di Giarre e il detenuto Di Grazia Antonino, figlio di Di Grazia Orazio, detto Scarpa Pulita, esponente di spicco del clan Laudani con un ruolo apicale nel gruppo di Picanello.

Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti di un’attività di indagine, scaturita da alcune segnalazioni provenienti dalla Polizia penitenziaria in servizio nella casa circondariale, che avrebbe permesso di accertare come Di Grazia Antonino, sfruttando l’interesse di Palo Carmen per le scommesse sportive, gli avrebbe fornito di volta in volta notizie sui risultati di incontri di calcio di serie minori che, a suo dire, sarebbero state truccate per effetto di un accordo illecito sostenuto dalla famiglia mafiosa di appartenenza e gli prometteva il pagamento degli importi per sostenere le scommesse.

In cambio di tali favori, Palo Carmen offriva la sua piena disponibilità a compiere atti contrari ai doveri d’ufficio in favore del detenuto Di Grazia Antonino, omettendo controlli e segnalazioni nei suoi confronti, fornendogli informazioni riservate anche acquisite tramite banche dati in uso esclusivo alle Forze dell’Ordine ovvero ritardando il deposito di rapporti disciplinari a carico del detenuto al fine di evitare conseguenze sull’imminente rilascio di permessi premio.

In tale ambito, le indagini delineavano un quadro di totale asservimento della funzione pubblica esercitata dal Palo Carmen agli interessi personali e privati del detenuto tanto che quest’ultimo prefigurava al pubblico ufficiale, una volta conclusa la sua detenzione, possibili affari illeciti in comune nonché gli prometteva la consegna di ingenti somme di denaro da custodire nell’abitazione dell’agente penitenziario con la possibilità di utilizzarle.

In tale contesto, l’attività investigativa permetteva di far emergere l’intestazione fittizia del notissimo bar catanese denominato “Caffè Etna S.r.l.s.”, intestato a soggetti “di comodo”, al fine di eludere misure di prevenzione.

Il Giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica, ha quindi disposto nei confronti dei due indagati sopra menzionati l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e inoltre il sequestro preventivo delle quote della “Caffè Etna S.r.l.s.” nonché del complesso aziendale, il cui valore – secondo le prime stime – potrebbe attestarsi intorno ai 600mila euro, in relazione al delitto di trasferimento fraudolento di valori. La posizione del titolare “di fatto” dell’esercizio commerciale è attualmente al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari.

L’esecuzione delle citate misure cautelari, avvenuta nel corso della serata del 2 ottobre scorso ha coinvolto, oltre che gli operatori della Squadra Mobile etnea, quelli dell’omologo organo investigativo di Perugia, poiché Palo Carmen si trovava in altra provincia al momento della esecuzione della misura cautelare.


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