Tornano liberi dopo meno di un mese i fratelli Gaetano e Giovanni Fontana, mafiosi del clan palermitano dell’Acquasanta, già riconosciuti colpevoli in vari processi: condannati il 14 ottobre scorso, rispettivamente a 11 e 10 anni in appello, dopo un’assoluzione in primo grado, erano stati riportati in carcere per il pericolo di fuga. Ora però il tribunale del riesame di Palermo ha ritenuto che questa situazione – il possibile allontanamento dei due imputati, in attesa che la sentenza a loro carico divenga definitiva – non è sufficientemente dimostrata: da qui l’accoglimento del ricorso dei difensori e la scarcerazione.
I due erano stati assolti dalle principali accuse, in abbreviato, il 21 ottobre 2022, nel processo denominato Mani in pasta, dal Gup del tribunale del capoluogo siciliano Simone Alecci e condannati dalla quarta sezione della Corte d’appello, in accoglimento del ricorso presentato dalla Procura della Repubblica e dalla Procura generale di Palermo. Subito dopo la sentenza, il pg Maria Teresa Maligno aveva chiesto allo stesso collegio giudicante, presieduto da Vittorio Anania, di far riarrestare i Fontana, cosa avvenuta da parte del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Il processo riguardava una lunga serie di estorsioni e il controllo dei lavori e delle cooperative operanti all’interno del Cantiere navale, il cui stabilimento sorge proprio all’Acquasanta, “regno” dei Fontana e dei cugini Ferrante, oltre che della famiglia dei Galatolo, a loro volta imparentati con i Fontana.
Il reinvestimento del denaro illecito riguardava l’acquisto e il controllo di gioiellerie e negozi di lusso a Milano, dove i Fontana, dopo la morte del padre, storico capomafia del quartiere, si erano trasferiti e dove erano stati arrestati. Le motivazioni della decisione del riesame si conosceranno fra 45 giorni.
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