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È caccia ai 15 prestanome “consapevoli” di Messina Denaro

Chi indaga dubita che si trattasse di prestanome inconsapevoli e pensa piuttosto di avere a che fare con complici a tutti gli effetti

Sono quindici, ma potrebbero essere ancora di più, le identità utilizzate da Matteo Messina Denaro per trascorrere una latitanza tranquilla: lo hanno scoperto gli investigatori che lavorano con la Dda di Palermo per ricostruire la rete di fiancheggiatori che ha consentito alla primula rossa di Castelvetrano (Trapani) di circolare liberamente per trent’anni in Sicilia ma anche nel resto del Paese e all’estero. Una di queste identità era stata utilizzata da Messina Denaro per farsi visitare dall’oculista Antonino Pioppo, che stamattina ha subito perquisizioni nello studio privato e negli uffici di Villa Sofia, dove era stato primario, e dell’ospedale Civico del capoluogo siciliano, dove lavora attualmente.

L’identità già nota era quella di Andrea Bonafede, ma ora sono venute fuori pure quelle di Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono, Melchiorre Corseri, Vito Fazzuni, Giuseppe Gabriele, Giovanni Giorgi, Giuseppe Indelicato, Simone Luppino, Giuseppe Mangiaracina e Alberto Santangelo. Sono tutti realmente esistenti, abitano tra Campobello di Mazara (Trapani) e Castelvetrano, sono nati tra il 1961 e il 1973, dunque potenzialmente assimilabili all’età di Messina Denaro, che era nato nel 1962 e che, catturato a gennaio 2023, è morto nel settembre successivo in carcere, all’Aquila. I quindici alias sarebbero stati usati dal latitante per curarsi da strabismo e tumore al colon e per farsi rilasciare ricette, necessarie per visite e acquisto di farmaci. Chi indaga dubita che si trattasse di prestanome inconsapevoli e pensa piuttosto di avere a che fare con complici a tutti gli effetti.


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