Dopo otto ore di camera di consiglio la Seconda sezione penale del tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, ha assolto il leader della Lega Matteo Salvini, “perché il fatto non sussiste”, dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, nel processo per il mancato sbarco di 147 migranti, che per 19 giorni, nell’agosto 2019, sono rimasti sulla nave spagnola Open Arms, davanti a Lampedusa. I giudici, dopo la replica dell’accusa e la controreplica della difesa, si erano ritirati alle 11.27 per emettere il verdetto poco dopo le 19.30, spazzando via lo spettro dei sei anni di carcere richiesti dai pm.
Un applauso fragoroso ha riempito l’aula bunker del Pagliarelli di Palermo: dirigenti e parlamentari della Lega, anche il ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara (“Grande giorno, c’è un giudice a Palermo“), hanno sciolto in questo modo la tensione. Così come è accaduto a un miglaio di chilometri di distanza alla Camera, dagli scranni del centrodestra, che hanno allontanato un fantasma che era anche politico. Non a caso la premier Giorgia Meloni esprime subito “soddisfazione” (e dunque sollievo) “per l’assoluzione. Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli”.
Negli stessi attimi il lungo abbraccio della compagna Francesca Verdini che oggi non ha mollato Salvini un attimo, anche per le strade del centro di Palermo, sotto un timido sole che ha scaldato la prima parte di questo lungo giorno terminato con pioggia e grandine. Subito dopo la pronuncia del verdetto, il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunta, Marzia Sabella e i sostituti Giorgia Righi e Calogero Ferrara, sono andati via.
“Sono felice, dopo tre anni – ha detto a caldo il vicepremier, all’epoca dei fatti contestati ministro dell’Interno – ha vinto il buon senso. Ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia, ha vinto il concetto che difendere i confini, la patria, contrastare scafisti, trafficanti e ong straniere e proteggere i nostri figli, non è un reato, ma un diritto”.
“Ci abbiamo messo un po’, ma ci siamo arrivati e quindi vado avanti più determinato di prima”, assicura il ministro ai Trasporti per il quale la sentenza “assolve un’idea di Paese, entrare in Italia prevede regole, limiti, controlli e chi usa i migranti per fare battaglia politica ha perso e torna in Spagna con le mani in saccoccia. Il tribunale di Palermo, come quello di Catania, ha detto che abbiamo fatto il nostro dovere”.
“È stata un’assoluzione piena, e tra le formule assolutorie è stata scelta quella più piena, secondo che non sussiste alcun reato. Non è una sentenza contro i migranti, ma contro chi sfrutta i migranti”, per l’avvocato Giulia Bongiorno. “Attendiamo di leggere le motivazioni di questa sentenza. Siamo curiosi di capire perché è decaduto anche il reato di rifiuto d’atti d’ufficio“, dice ad AGI il legale di parte civile Michele Calantropo che non ha escluso “di appellare la sentenza quando le motivazioni saranno note” e che secondo prassi, come annunciato nel verdetto, arriveranno entro novanta giorni.
Per il fondatore della spagnola Open Arms, Oscar Camps, “il dispiacere è soprattutto per le persone, che come abbiamo detto dal primo minuto, sono state private della loro libertà. Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo anche la procura della Repubblica. Con questo processo, che è unico nella storia italiana e europea abbiamo voluto restituire dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni; abbiamo richiesto il rispetto del nostro lavoro umanitario, troppo spesso denigrato e accusato di essere colluso con azioni criminali, lavoro che ci è stato impedito di svolgere in quelle settimane, mentre eravamo di fronte alla costa di Lampedusa senza la possibilità di raggiungere un porto sicuro. In questi tre anni di processo abbiamo sempre detto di aver subito un danno legato all’impossibilità di proseguire la nostra missione. Salvare vite è quello che Open Arms fa da 10 anni, lo abbiamo fatto fino a oggi, lo faremo anche domani. Il nostro lavoro non si ferma”.
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