Trasmissione degli atti al tribunale di Messina. Questa la decisione della Corte di Cassazione per il caso di Enrico Lombardo morto dopo essere stato immobilizzato dai carabinieri a Spadafora, in provincia di Messina nella notte del 27 ottobre 2019 mentre era in forte stato di agitazione. Era davanti alla casa dell’ex compagnia, era stata lei stessa a chiamare i carabinieri vedendolo agitato. E’ quanto deciso dalla V sezione della Cassazione che si è pronunciata sui ricorsi dei familiari contro la doppia archiviazione e ha rinviato la decisione sul proseguimento delle indagini al giudice monocratico di Messina, disponendo la “trasmissione degli atti al tribunale di Messina per l’ulteriore corso”.
I giudici della Suprema Corte si sono pronunciati sul ricorso dei familiari dell’uomo, presentato dall’avvocato Piero Pollicino, contro le due archiviazioni disposte dal giudice per le indagini preliminare del tribunale di Messina nei confronti di un medico, due soccorritori del 118 e di un carabiniere. Le indagini portarono la procura a escludere qualsiasi coinvolgimento da parte di sanitari e carabinieri, una spiegazione che però non ha convinto i familiari e in particolare l’ex moglie di Lombardo Alessandra Galeani e la figlia che da anni portano avanti una battaglia per chiedere giustizia. Ad attendere l’esito, a Roma, un presidio al quale hanno partecipato l’ex moglie ed associazioni Amnesty international e A buon Diritto.
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