Nel corso dell’iniziativa di Coldiretti a Palermo, gli attivisti di Animal Rebellion Italia hanno protestato contro quelle che hanno definito delle “menzogne” sulla presunta “naturalezza” dell’allevamento di animali e sulle prospettive della carne coltivata.
Animal Rebellion è un movimento internazionale che si batte, attraverso iniziative di sensibilizzazione ed informazione ed iniziative di disobbedienza nonviolenta, per la trasformazione del sistema alimentare verso uno a base vegetale.
Gli attivisti e le attiviste di Animal Rebellion hanno passeggiato all’interno del “Villaggio Coldiretti” reggendo cartelli con alcune frasi sul sistema industriale di produzione alimentare basato sullo sfruttamento e la sofferenza degli animali.
Fra le scritte: “1 trilione di pesci uccisi ogni anno”, “villaggio ipocrisia”, “è nato prima l’uovo o la gallina? Lo sfruttamento”, “campagna nemica”.
Gli attivisti hanno anche provato a tenere un piccolo discorso in prossimità delle gabbie che rinchiudevano alcuni animali, interrotti però dalle forze dell’ordine chiamate dallo staff di Coldiretti.
La manifestazione era diretta proprio contro alcune delle argomentazioni che Coldiretti ha posto per la propria raccolta di firme contro la carne coltivata, definita come “sintetica” in contrapposizione alla carne da allevamento, definita “naturale”.
“La comunicazione della Coldiretti fa leva sulle emozioni delle persone comuni – affermano gli attivisti di Animal Rebellion – trasmettendo però informazioni del tutto errate sia sulla realtà degli allevamenti industriali sia sulle modalità di coltivazione della carne cellulare.”
“Tutti gli studi fin qui condotti anche da organismi indipendenti e da Agenzie internazionali come la Fao – scrivono gli attivisti di Animal Rebellion – dimostrano che mentre è certo l’impatto ambientale degli allevamenti industriali, responsabili direttamente e indirettamente di oltre il 50% dei gas serra, non vi è alcuna prova scientifica di un impatto certo dei sistemi di produzione della carne cellulare, che dipende molto dalle fonti energetiche utilizzate e a conferma della necessità di abbandonare al più presto le fonti fossili per passare alle rinnovabili.”
Gli stessi studi, hanno invece dimostrato con certezza una riduzione di circa il 90% del consumo di suolo ed acqua da parte dell’industria di produzione di carne cellulare, rispetto ai sistemi industriali di allevamento intensivo.
Nei volantini distribuiti nel corso dell’iniziativa, sono riportati alcuni fra i più significativi dati dell’impatto che allevamento e pesca industriali hanno sull’ambiente: l’industria zootecnica produce fino al 51% dei gas serra globali, compresi gli effetti del disboscamento e le coltivazioni di mangimi per animali d’allevamento e, allo stesso tempo, è responsabile di oltre il 50% delle nuove malattie emergenti di origine zoonotica.
Ancora più impressionanti i numeri dell’inquinamento marino causato dalla pesca: il 10% di tutti i rifiuti presenti nei nostri mari sono reti da pesca, che allo stesso tempo costituiscono oltre l’80% delle macroplastiche presenti in ampie zone marine è costituito da reti da pesca.
“Dobbiamo interrogarci su cosa sia oggi “naturale” – hanno detto gli attivisti di Animal Rebellion – Ingravidare artificialmente una mucca è naturale? Uccidere i vitelli perché le mucche continuino a produrre latte è naturale? Imbottire di antibiotici miliardi di animali, perché le loro condizioni di vita costrette in gabbie e vasche non portino al proliferare di malattie, è naturale?”
Oggi la scienza è chiara rispetto alla insostenibilità degli attuali modelli alimentari basati sullo sfruttamento industriali di animali, pesci e suolo che stanno distruggendo gli ecosistemi terrestri e acquatici, sprecando un numero inimmaginabile di risorse naturali e provocando la crisi climatica e sociale e la comunità scientifica è unanime del sottolineare la necessità di convertire il sistema alimentare attuale in uno a base vegetale.
Le tre richieste che gli attivisti di Animal Rebellion Italia rivolgono ai Governi e a quello italiano in particolare sono attuabili già da subito: avviare una transizione del sistema attuale in uno a base vegetale, aiutando in termini finanziari e operativi le piccole e grandi aziende verso questa transizione; chiudere gli allevamenti intensivi, sia marini sia terrestri; ridistribuire i fondi della Politica Agricola Comunitaria 2023 in modo che vadano a sostenere le aziende che si basano su una vera produzione a base vegetale.
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