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Arresti a Palermo: c’era un barista con il mitra. Nel suo locale summit di mafia…

Si tratta di Giuseppe D'Amore, gestore dell'omonimo e noto bar in viale Resurrezione a Palermo, finito in manette, assieme ad altri 6, con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, rapina ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso

Gli investigatori della Squadra mobile e dello Sco in casa gli hanno trovato una mitraglietta Skorpion con matricola abrasa. Si tratta di Giuseppe D’Amore, gestore dell’omonimo e noto bar in viale Resurrezione a Palermo, finito in manette, assieme ad altri 6, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, rapina ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso. Secondo i pm della Dda che hanno coordinato l’inchiesta è indubbio lo “stabile ruolo assunto da D’Amore nella cosca mafiosa di Resuttana, quale anello di congiunzione – si legge nella misura emessa dal gip – tra il reggente del mandamento mafioso di Resuttana, Salvatore Genova, e il reggente dell’omonima famiglia mafiosa, Sergio Gennusa”. D’Amore faceva da tramite, consentiva loro di comunicare e riunirsi riservatamente, anche nel bar o nel laboratorio della pasticceria, annesso al bar.

“Che D’Amore – si legge – fosse un fidatissimo componente addetto alla trasmissione di riservati messaggi tra i sodali e il suo esercizio commerciale fosse ritenuto dai componenti della cosca mafiosa di Resuttana un luogo sicuro per lo scambio di informazioni e per le riunioni tra gli associati veniva ulteriormente confermato il 5 luglio 2021, allorché le attività di videoripresa permettevano di documentare lo svolgimento di un incontro riservato tra il reggente la famiglia mafiosa, Sergio Giannusa e gli affiliati Carlo Giannusa e Mario Napoli, all’interno del laboratorio del bar”.


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