La quarta sezione del Tribunale di Palermo ha condannato a 4 anni e 8 mesi l’ex presidente della Confcommercio del capoluogo siciliano, Roberto Helg, di 86 anni, e a 4 anni e 4 mesi il fratello Fulvio, di 74 anni, con le accuse di bancarotta fraudolenta per i fallimenti da circa dieci milioni di euro di alcune società di famiglia, la Gearr srl, che aveva raccolto l’eredità di altre due aziende (Helg srl e Helg spa) e la Frigidaire srl. I due sono difesi dagli avvocati Giovanni Di Benedetto (che assiste Roberto Helg) e Riccardo Bellotta.
Nella stessa vicenda, che aveva visto la chiusura di una serie di punti vendita di negozi di articoli da regalo nel centro di Palermo, era rimasta implicata anche la figlia di Roberto, Cinzia Helg, di 61 anni, che aveva definito la propria posizione in abbreviato, chiudendo con una pena (sospesa) di due anni, ormai passata in cosa giudicata. Per Helg non è il primo processo: nel 2015 era stato preso con le mani nel sacco, dopo avere ricevuto una tangente da un imprenditore del settore dolciario, Santi Palazzolo, che voleva evitare la revoca della concessione degli spazi adibiti a pasticceria nell’aeroporto Falcone Borsellino e si era sentito chiedere 100 mila euro da Helg, allora vicepresidente della Gesap, la società di gestione dello scalo palermitano. Palazzolo non si era piegato, aveva denunciato, concordando una trappola con i carabinieri e per questa storia l’ex imprenditore, sempre in prima fila alle manifestazioni antimafia e pronto a fare dichiarazioni contro i colleghi che pagavano il pizzo alla mafia, aveva riportato una condanna a tre anni e otto mesi, divenuta definitiva nel 2018 e già scontata interamente in detenzione domiciliare, a causa dell’età avanzata dell’imputato.
La vicenda definita oggi dal collegio presieduto da Sergio Ziino (che ha accolto quasi del tutto le richieste del pm Andrea Fusco, ma ha assolto gli imputati da alcune contestazioni) ha origine con il fallimento della Gearr srl, già Helg srl e Helg spa, dichiarato il 22 novembre 2012, mentre la Frigidaire srl (società in cui entrava in gioco anche Cinzia Helg, estranea alle altre imputazioni) fu oggetto di una sentenza del 21 agosto 2013. La chiusura, dopo 38 anni di attività, provocò anche il licenziamento di 15 dipendenti. L’inchiesta fu condotta dalla Guardia di Finanza, che ricostruì le «distrazioni», cioè i depauperamenti delle aziende allo scopo di impedire ai creditori di ottenere il dovuto, con somme che venivano fatte uscire dai conti delle aziende e poi venivano riconsegnate in contanti, con importi da quasi 600 mila euro per volta, allo stesso Roberto Helg. Furono anche fatte sparire le carte delle società, in modo da impedire la ricostruzione dei movimenti e pregiudicare ulteriormente i diritti dei creditori.
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