Il mar Mediterraneo è uno dei bacini marini più trafficati al mondo, con un intenso traffico di petroliere e navi da carico che trasportano idrocarburi e altre merci. Gli incidenti che possono verificarsi a causa del transito delle imbarcazioni, quali perdite di petrolio, costituiscono un potenziale pericolo per l’ambiente marino-costiero e comportare gravi conseguenze nell’area del Mediterraneo.
Ai fini di migliorare la sicurezza marittima e la gestione delle rotte di navigazione per prevenire tali incidenti e migliorare una risposta più rapida a tali eventi, già dal 2011 era stato avviato il progetto di ricerca “Calypso” nell’ambito della programmazione Interreg Italia-Malta che prevedeva l’installazione di una rete Hf radar per il monitoraggio delle correnti marine nel canale siculo-maltese per favorire la sicurezza nel trasporto marittimo, della salvaguardia delle vite umane in mare e della tutela delle risorse marino-costiere.
Da allora la ricerca è andata avanti. L’ultimo progetto appena concluso – “Beyond Calypso”, nato come progetto di capitalizzazione dei precedenti progetti transfrontalieri “Calypso”, “Calypso Follow On” e “Calypso South” – ha sfruttato i risultati raggiunti per potenziare le catene modellistiche di individuazione, tracking e mitigazione degli impatti ambientali derivanti da sversamento di idrocarburi in mare, i cosiddetti “oil spill”.
E, inoltre, ha consentito di implementare applicazioni integrate per la sicurezza portuale, garantendo così un attivo controllo del canale siculo-maltese.
Nei giorni scorsi, con un meeting a Malta, si è concluso anche il progetto Beyond Calypso, della durata di dieci mesi, finanziato sempre nell’ambito del programma Interreg V-A Italia-Malta. Un progetto che ha visto la collaborazione di un partenariato costituito dagli atenei di Palermo, Catania e Malta, del CNR IAS di Capo Granitola e delle istituzioni di operative come Arpa Sicilia e Ispra.
In particolar modo il progetto, nell’estendere le potenzialità del precedente Calypso South, ha avuto come obiettivo quello di migliorare le tecniche di rilevamento degli sversamenti di idrocarburi in mare e di testare e affinare i modelli che descrivono la traiettoria di questi sversamenti una volta individuati.
“Si tratta di un problema che coinvolge tutti i paesi transfrontalieri, visto che uno sversamento, una volta rilasciato segue le correnti e può andare ad impattare sulle acque di un altro paese – spiega il prof. Giuseppe Ciraolo, Coordinatore e Responsabile del progetto di ricerca Beyond Calypso –. Solo un approccio congiunto può offrire maggiori opportunità di mitigazione degli impatti sull’ecosistema e sul sistema economico delle aree costiere del Mediterraneo. Beyond Calypso ha permesso al partenariato di poter estendere l’applicazione dei modelli ben oltre il canale siculo-maltese, sino alle coste tunisine”.
I partner del progetto, infatti, si sono dotati di particolari boe galleggianti (drifter) che seguono la corrente marina superficiale e descrivono le traiettorie tramite un GPS incorporato e un modem satellitare.
“Questa flotta di 20 drifters è stata utilizzata per verificare la precisione dei modelli e adesso rimane a disposizione degli enti preposti all’intervento in caso di sversamenti accidentali o deliberati di idrocarburi a mare – aggiunge il prof. Giuseppe Ciraolo -. Lo scopo del progetto è stato anche quello di coinvolgere possibili stakeholder in area westMED, tra i più rappresentativi le Capitanerie di Porto competenti per territorio di Pozzallo, Gela e Licata, la Protezione civile di Ragusa, Transport Malta, Civil Protection Department of Malta, la Lega Navale Italina di Pozzallo e Palermo, e principalmente quelli provenienti dalla Tunisia”.
“Nell’ambito del progetto è stato, inoltre, realizzato un esercizio dimostrativo che, a partire da uno sversamento del passato individuato mediante immagini satellitari, lo ha propagato mediante i modelli messi a punto nell’ambito del progetto”, aggiunge il responsabile scientifico di Beyond Calypso.
A questo esercizio dimostrativo hanno partecipato diverse Capitanerie di Porto siciliane, Transport Malta, la Protezione Civile del Comune di Ragusa e stakeholder della “westMED iniziative” dell’Unione Europea (Malta, Tunisia e Algeria).
“Le attività e i dispositivi messi a punto costituiscono nuovi strumenti per contrastare i fenomeni di inquinamento in mare, ma anche per sensibilizzare le comunità e i cittadini sui temi più vasti della protezione dell’Ambiente nell’ottica dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, conclude il prof. Giuseppe Ciraolo.
Al meeting, tra gli altri, hanno preso parte Giuseppe Ciraolo e Fulvio Capodici dell’Università di Palermo, Rosario Sinatra e Elisabetta Paradiso dell’Università di Catania, Salvatore Campanella di Arpa Sicilia, Adam Gauci dell’Università di Malta, Luigi Alcaro di Ispra. E, inoltre, tra gli stakeholder, Zammit Mevric di Transport Malta, Stephanie Vella di Westmed initiative e Nadia Mkhinini della Faculty of Sciences of Bizerte in Tunisia.
Il progresso tecnologico ed i risultati della ricerca scientifica, dunque, vengono messi al servizio della risposta umanitaria nelle situazioni di emergenza, in maniera congiunta, al fine di ridurre i rischi connessi al trasporto marittimo e allo sversamento di idrocarburi e contribuire a proteggere l’ambiente marino-costiero del bacino del Mediterraneo.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni