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Blitz anti-caporalato, arrestati 3 imprenditori

Nei confronti dell’azienda, in corso anche il sequestro preventivo per equivalente di una somma di quasi 850 mila euro

Tre imprenditori arrestati e 850 mila euro sequestrati nel blitz anti-caporalato dei carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Ragusa e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Ragusa, coordinato dalla procura.

I militari hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Ragusa di applicazione di una misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre cittadini italiani, titolari di un’azienda agricola di produzione di ortaggi con sede in Ispica (RG), ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di sfruttamento del lavoro, estorsione e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nei confronti dell’azienda, in corso anche il sequestro preventivo per equivalente di una somma di quasi 850 mila euro.

False attestazioni anche sulla formazione su fitofarmaci, per le quali è stato denunciato il responsabile aziendale della sicurezza sui luoghi di lavoro, per falso. E in molti utilizzavano prodotti chimici senza la minima conoscenza dei prodotti stessi e senza dispositivi di protezione individuale. La collaborazione con il cosiddetto Terzo Settore: “L’attività ha preso il via grazie alla collaborazione con enti del terzo settore – dice ancora il colonnello Rosciano – e tutto parte da una segnalazione dell’Oim, che aveva avuto notizia di questo tipo di sfruttamento e da questo è nata l’indagine che ha confermato quanto ipotizzato”.

Una paga di 1 o 2 euro l’ora a fronte degli 8 netti previsti dal contratto nazionale di lavoro in agricoltura. Una vita di stenti quella a cui i tre imprenditori arrestati sottoponevano i braccianti nel Ragusano. Estorsione, sfruttamento del lavoro, ma anche installazione di dispositivi di controllo audiovisivo e violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, i reati contestati nell’operazione “Free Work”. Sottoposta ad amministrazione giudiziaria un’azienda agricola di Marina di Marza, Santa Maria del Focallo, nell’Ispicese. Una indagine iniziata ottobre 2022 durata 6 mesi e depositata a maggio 2023. E’ scattato il sequestro preventivo e l’affidamento a un custode giudiziario; sequestrati 850 mila euro, con i tre indagati posti ai domiciliari.

SFRUTTAMENTO
“Nel corso dell’attività, individuati 16 lavoratori, ghanesi e nigeriani sottoposti a condizioni di lavoro inique – dice il colonnello Carmine Rosciano, comandante provinciale dell’Arma di Ragusa – per contestare il reato di sfruttamento lavorativo sarebbe stato sufficiente un solo elemento di sfruttamento, qui gli indici erano molteplici, dalla sottoposizione lavoratori a condizioni di lavoro ben oltre le normali ore, alla retribuzione (un ottavo rispetto al contratto nazionale) al collocamento in alloggi all’interno delle serre, fatiscenti con condizioni igienico sanitarie precarie senza acqua calda, riscaldamento. E i titolari azienda, tra fratelli tra i 47 e i 57 anni, hanno posto in essere anche condotte estorsive”.

1-2 EURO L’ORA.
Un euro l’ora o poco più: venivano segnate determinate giornate di lavoro ma in effetti quelle lavorate erano molte di più. Paga accreditata ma poi i giovani, ventenni per lo più, venivano accompagnati al bancomat perché i titolari avrebbero preteso la restituzione di una parte della paga, in contanti.

SENZA PROTEZIONE
Il comandante del Nucleo investigativo di Ragusa, il tenente colonnello Giovanni Palatini ha messo in luce anche la mancanza del rispetto delle norme di tutela della salute nei luoghi di lavoro: “Senza dispositivi di protezione individuale, questi giovani hanno sofferto anche per episodi di intossicazione e irritazione vie respiratorie. Nessun ciclo di formazione e informazione all’interno dell’azienda, non sono mai stati sottoposti a visita medica. Vita di stenti, percepivano 1 o 2 euro all’ora a fronte degli 8 netti previsti dal contratto nazionale di lavoro in agricoltura. Ai lavoratori intervistati dal Nil anche la conferma della situazione in cui questi lavoratori vivevano”. A presentare i risultati dell’inchiesta anche il tenente colonnello Raimondo Nocito, che comanda il Nucleo tutela del lavoro della Sicilia: “Azione odierna rappresenta una azione sinergica dell’Arma. Le vittime spesso sono cittadini extracomunitari che non trovano adeguate risposte e cadono nella trappola dello sfruttamento, costretti ad accettare situazioni inique perché spesso senza alternative”. Canone di locazione fittizio, o meglio si trattava di un formale comodato gratuito ma in realtà i tre arrestati, chiedevano cento euro al mese per l’alloggio. Le attività investigative proseguono. Parte dei lavoratori aveva già il permesso di soggiorno in virtù di un contratto di lavoro e una residenza – all’interno dell’azienda -; altri approfondimenti sono in corso


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