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Bonus edilizi e furbetti, sequestrati crediti fittizi, investimenti in criptovalute e oro per oltre 8 milioni di euro

L’ipotizzato meccanismo fraudolento, ricostruito anche attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e con specifiche analisi dei flussi finanziari, avrebbe permesso ai destinatari delle false fatturazioni di conseguire fittizi crediti d’imposta per oltre 6 milioni di euro

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla locale Procura della Repubblica e convalidato dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro. Le indagini, condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo, scaturiscono da un’attività di analisi finalizzata a individuare soggetti dall’elevata pericolosità fiscale che avessero utilizzato in misura distorta le diverse misure agevolative previste per gli interventi edilizi, sotto forma di crediti di imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione di debiti tributari ovvero monetizzabili presso banche e intermediari finanziari. Nello specifico, sono state individuate due società di capitali con sede a Palermo, operanti nel settore edile, entrambe prive di strutture e mezzi idonei per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto di bonus, una delle quali costituita inoltre in pieno periodo pandemico, che avrebbero emesso fatture false relative ad interventi di riqualificazione edilizia in realtà mai eseguiti, al fine di maturare indebitamente crediti connessi: al bonus facciate, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 90%; all’ecobonus, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 65%; al bonus recupero patrimonio edilizio, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 50%.

L’ipotizzato meccanismo fraudolento, ricostruito anche attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e con specifiche analisi dei flussi finanziari, avrebbe permesso ai destinatari delle false fatturazioni di conseguire fittizi crediti d’imposta per oltre 6 milioni di euro. Tali crediti, attraverso l’opzione dello sconto in fattura, prevista dall’art. 121 del D.L. 34/2020 (decreto rilancio), sono stati ceduti alle due citate società, che in parte li hanno monetizzati cedendoli a intermediari finanziari ovvero ad altre persone giuridiche.

Una quota dei profitti, per un importo di oltre un milione di euro, è stata poi reinvestita dal principale indagato per effettuare investimenti in oro nonché in criptovalute, detenute su diverse piattaforme online. Allo stato, risultano indagate, a vario titolo, sei persone fisiche per emissione di fatture false, omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed autoriciclaggio. Condividendo le ipotesi investigative prospettate dai finanzieri e considerata la condotta dissimulativa del profitto illecito, la Procura di Palermo ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, anche nella forma per equivalente, che ha permesso di sottoporre a vincolo cautelare reale ingenti crediti d’imposta ancora detenuti nei cassetti fiscali delle società coinvolte, interrompendone dunque la circolazione e impedendo la commissione di ulteriori condotte delittuose in danno dell’Erario, nonché 25 rapporti finanziari, 10 immobili, 2 autoveicoli e quote societarie.

L’odierna attività di servizio, svolta nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità e a garantire il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di tutelare le imprese che operano nel rispetto della legge, nonché per il recupero delle risorse sottratte alla collettività. Si evidenzia che il provvedimento in parola è stato emesso sulla scorta degli elementi indiziari acquisiti in fase di indagine preliminare, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.


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