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Call center Ita: audizione al Senato. Ancora a rischio 543 lavoratori: “Spregiudicato gioco parti”

"Il Governo prenda in mano la crisi e trovi una soluzione a tutela dei lavoratori"

Tra Ita e Covisian è “da tempo in atto uno spregiudicato gioco delle parti, fatto di segreti, ipocrisie, omissioni e aree grigie. Nel tentativo di sottrarsi agli impegni e di sviare precise responsabilità, con l’unico scopo di abbandonare al proprio destino 543 persone in nome di cosiddette strategie aziendali”. Lo ha affermato Andrea Antonelli, presidente di Almaviva Contact, nel corso dell’audizione al Senato sulla vicenda dei call center di della compagnia aerea. Antonelli ha ricostruito la vicenda che ha porato alle procedure di licenziamento dei lavoratori indicando, tra l’altro, che “Ita, società pubblica, dopo aver affermato l’applicazione delle clausole sociali alla propria gara, dicendosi addirittura ‘stupita per le preoccupazioni espresse al riguardo’, oggi se ne dichiara  estranea. Definendo una legge dello Stato come aspetto poco profittevole ed impegno eccessivamente oneroso”.

Covisian, dal canto suo, “non ha mai pubblicato le ‘graduatorie’ dei lavoratori (per le sedi di Palermo e Rende) previste nell’Accordo, necessarie alla loro regolare assunzione”. Inoltre, Covisian “non ha mai richiesto l’attivazione del tavolo di monitoraggio ministeriale, specificatamente previsto dall’Accordo” del 21 ottobre scorso. È “una richiesta che invece Covisian decide di avanzare oggi, a danni compiuti, con l’arroganza di dettarne le condizioni”. “In ultimo – ha detto ancora Antonelli – in occasione dell’incontro convocato lo scorso 20 aprile 2022 dal Ministero del Lavoro per affrontare l’estrema gravità della situazione, Ita, società pubblica, ha ritenuto di non partecipare, comunicando in compenso di aver già avviato autonoma ricerca di personale e un servizio di assistenza clienti sostitutivo presso la sua sede di Roma, in spregio a qualsiasi responsabilità verso principi di legge e alla salvaguardia della continuità occupazionale, che pure aveva dichiarato aspetto fondamentale”.

Almaviva Contact sottolinea di essere stata “costretta proprio malgrado ad attivare a sua volta le procedure di licenziamento delle 305 persone ancora  in organico su Palermo e Rende (e che in forza della tutela assicurata dalla clausola sociale e dell’Accordo sottoscritto hanno maturato il diritto individuale all’assunzione in Covisian) non esistendo alcuno sbocco occupazionale e non avendo più alcuna attività su cui impiegarle. Dopo aver perso negli ultimi anni oltre cento milioni di euro e aver pressoché dismesso le proprie attività a fronte di tariffe non più sostenibili anche in conseguenza di gare sempre improntate al criterio del massimo ribasso. Dismissioni che non hanno comportato gravi  impatti sociali solo in virtù di una corretta gestione delle clausole sociali da parte delle aziende subentranti e di una committenza attenta ai risvolti occupazionali”. “Ma quello che vediamo in questa vicenda, dalla sua iniziale gestazione ad oggi – ha concluso Antonelli – non ha precedenti. E ci spinge a condividere una considerazione o forse una domanda amara: possibile che debbano essere lavoratori e azienda a dover chiedere allo Stato di rispettare o far rispettare le proprie leggi a difesa di occupazione buona e stabile?”.

“È urgente convocare ad horas un tavolo interministeriale che coinvolga Mef, Mise e ministero del Lavoro, con la partecipazione di Ita Airways, Covisian e Almaviva per trovare una soluzione alla vertenza che, lo ricordiamo, riguarda 543 lavoratrici e lavoratori”. È quanto dichiarano Barbara Apuzzo, responsabile Politiche e sistemi integrati di telecomunicazione della Cgil nazionale, e Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc Cgil, al termine dell’audizione alle Commissioni Lavori pubblici e Lavoro del Senato sulla vertenza Covisian.

Il dottor Altavilla – sostengono i dirigenti sindacali, controbattendo alle dichiarazioni del presidente esecutivo di Ita – immagina che i call center siano come le fabbriche. Non si spiega altrimenti la sua affermazione ‘nessun operatore siciliano ha voluto la commessa Covisian’. Vorremmo chiarire che non esistono ‘call center siciliani’, né lombardi o di altre regioni, ma lavoratori che operano sul territorio siciliano. Sono le aziende che si spostano, o meglio, che spostano il lavoro dove serve”.

“Quanto alla presunta onerosità dovuta all’applicazione della clausola sociale – proseguono – che, sempre a detta del dott. Altavilla, sarebbe all’origine della mancata disponibilità di altri operatori a subentrare a Covisian, ci preme ricordare che questa è frutto di una legge dello Stato, la L. 11 del 2006, e come tale non è certo immaginabile che sulla base di accordi o convenienze commerciali si possa decidere di aggirarla o non applicarla. Ci ritroveremo in un far west, in cui quello che colpisce è proprio l’atteggiamento delle aziende di Stato. Uno scenario francamente tanto inimmaginabile, quanto inaccettabile”.

Chiediamo – concludono Apuzzo e Saccone – che si convochi al più presto un tavolo che coinvolga ministero dell’Economia, Ministero dello Sviluppo Economico e ministero del Lavoro per individuare una soluzione per tutti i 543 lavoratori di Palermo e Rende”.

“Da noi non c’è nessuna volontà di andare via da Palermo, dove abbiamo fatto attività di acquisizione di commesse applicando la clausola sociale. Covisian ha 650 persone impiegate a Palermo. Non c’è volontà di chiudere e di allontanarsi da Palermo”. Così Gabriele Moretti, direttore esecutivo di Covisian, rispondendo alle domande, in audizione di fronte alle commissioni riunite Lavori pubblici e Lavoro del Senato, sulla vertenza dei lavoratori della società Covisian.

Il Governo prenda in mano la crisi Covisian e trovi una soluzione accettabile a tutela dei lavoratori, la loro sorte non può essere affidata agli irrigidimenti di un management pubblico che dovrebbe far propria la responsabilità sociale di un’azienda controllata dallo Stato. A questo punto, la richiesta dei sindacati di convocare un tavolo interministeriale con tutti i soggetti coinvolti incontra l’annuncio del ministro Franco di voler lavorare a una soluzione con il ministro Orlando. Questa è la strada da percorrere al più presto, e probabilmente l’unica per provare a evitare un dramma sociale”. Lo dichiara la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd) dopo che il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha detto che “il ministero del Lavoro e anche il ministero dell’Economia devono lavorare insieme per trovare una soluzione”.


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